Prove Invalsi: meno quiz e più argomentazioni mentre i Cobas scioperano

Sono circa 2,2 milioni gli studenti che tra maggio e giugno sosterranno le prove Invalsi: si parte il 6 e il 10 maggio con gli alunni delle scuole primarie (II e V di scuola primaria), si prosegue il 14 con i ragazzi delle prime classi della secondaria di primo grado e il 16 maggio per gli studenti della scuola secondaria di secondo grado.

Si tratta di 20 domande per le scuole primarie (a disposizione 45 minuti), 30-35 per le secondarie di I grado (un’ora e 15 minuti) e 50 domande per le superiori (un’ora e mezza). 

Numerose le novità introdotte quest’anno: “Abbiamo deciso di dare più spazio a domande aperte che consentono in matematica risposte più ricche, che favoriscano una maggiore argomentazione, per capire il ragionamento compiuto dallo studente per dare la risposta – ha spiegato Roberto Ricci, responsabile dell’area prove Invalsi – in italiano, domande che richiedono una comprensione complessiva dei testi e anche la grammatica puntiamo a considerarla come strumento di valutazione. Tutto ciò per individuare il lettore più competente più che quello erudito”.

La restituzione a tutte le scuole sarà anticipata a settembre per consentire e “stimolare l’avvio dei processi di autovalutazione da cui le scuole dovrebbero poter identificare propri punti di forza e criticità, individuando possibili interventi di miglioramento”.

Le motivazioni non convincono però i Cobas che, in solitaria, all’interno del mondo sindacale hanno indetto scioperi articolati nei giorni di svolgimento delle prove. L’astensione, visto l’obbligo per legge dei docenti di somministrare le prove Invalsi, è l’unico modo per contrastarle.

Il no alle prove si è aggrappato, di volta in volta, a motivazioni diverse, ultima delle quali, quest’anno, quella di voler contrastare l’ipotesi di introduzione futura di una prova nazionale anche all’interno degli esami di maturità.

Durante uno dei sit-in che si terranno davanti al ministero i Cobas si augurano di avere un confronto con il nuovo ministro sulle scottanti questioni della scuola: “la restituzione a docenti ed Ata del salario rubato con il blocco dei contratti e degli scatti di anzianità; l’annullamento della deportazione dei docenti “inidonei” e dell’espulsione degli Ata precari; l’assunzione  dei precari su tutti i posti disponibili; il rifiuto delle prove selettive per entrare a scuola e delle classi-pollaio; la restituzione nella scuola del diritto di assemblea e di contrattazione per tutti/e.”

Se queste, dunque, sono le vere motivazioni dello sciopero, come risponderà la categoria? Flop clamoroso o successo strepitoso?