I test Invalsi misurano, non valutano

Ogni tanto riemerge il dibattito sulla distinzione tra misurazione e valutazione. Una distinzione ben chiarita in un classico testo di Aldo Visalberghi del 1955 (Misurazione e valutazione nel processo educativo, Edizioni di Comunità), ma che continua ad essere oggetto di fraintendimenti e polemiche, come si è ben visto anche recentemente sulla questione dell’inserimento dell’esito dei test Invalsi, sostenuti obbligatoriamente dagli studenti del quinto anno delle scuole secondarie superiori, nel curriculum dello studente allegato al diploma.

Bene ha fatto dunque Invalsi Open.it, sito ufficiale dell’area prove nazionali dell’Invalsi, a pubblicare un articolo dell’ex presidente dell’Invalsi (dal 2014 al 2021), Anna Maria Ajello, che facendo riferimento alla citata distinzione di Visalberghi (con il quale, ricorda con commozione, sostenne il suo primo esame alla Sapienza di Roma), e riportandone anche alcune frasi tra virgolette, ribadisce che la misurazione è strumentale alla valutazione, ne è solo una parte (“in essa confluisce”) ed è uno strumento a disposizione del docente ai fini della valutazione individuale che ricade sotto la sua responsabilità e competenza mentre – se si tratta di valutazione di sistema – è un insieme di informazioni che fornisce al decisore politico elementi utili ai fini delle politiche nazionali. I due tipi di valutazione non vanno confusi.

A proposito della valutazione di sistema, per la cui introduzione in Italia Visalberghi si impegnò a fondo, Ajello sottolinea che “il respiro internazionale degli studi di Visalberghi ha rappresentato una novità positiva che lo ha condotto a divenire anche Presidente del Centro Europeo dell’Educazione (CEDE) istituito nel 1974, con sede a Villa Falconieri a Frascati, antenato dell’attuale INVALSI che ha voluto intitolare giustamente a lui la biblioteca”.

Per tornare all’inizio e concludere, è utile precisare che i test Invalsi inseriti nel curricolo non sostituiscono il voto del diploma, semplicemente lo accompagnano insieme a molte altre informazioni. Si può essere d’accordo o meno, ma non si vedono ragioni perché essi vengano quasi criminalizzati, come invece fanno alcuni sindacati, e non solo quelli cosiddetti di base. (O.N.)

© RIPRODUZIONE RISERVATA