Eliminare i voti?/2. Misurare non è valutare, però serve

Secondo Aldo Visalberghi, il più autorevole esponente della pedagogia italiana di orientamento laico progressista della seconda metà del secolo scorso, la misurazione degli apprendimenti, che si esprime necessariamente in termini quantitativi e statici, è soltanto uno degli elementi che confluiscono nella valutazione, che è operazione assai più complessa e si colloca piuttosto in una dimensione qualitativa essendo strettamente connessa a una finalità educativa. La misurazione è descrittiva e statica, la valutazione interpretativa e dinamica.

Da questo punto di vista il testo di Visalberghi Misurazione e valutazione nel processo educativo, pubblicato nel 1955 per le Edizioni di Comunità dell’imprenditore illuminato Adriano Olivetti, rappresenta ancora oggi un insuperato punto di riferimento per chi voglia affrontare con rigore la questione della distinzione tra mezzi (le misurazioni, i voti, i giudizi) e fini (lo sviluppo delle potenzialità cognitive e relazionali degli individui).

Visalberghi non ha mai negato l’utilità delle misurazioni, anzi ne è stato un propugnatore e antesignano in Italia, ma le ha sempre considerate, appunto, soltanto come strumenti, indicatori utili per regolare l’attività didattica (o le decisioni di politica scolastica nel caso delle rilevazioni di sistema). La valutazione è altra cosa, perché è (o dovrebbe essere) legata alla ricchezza anche psicologica dell’interazione tra docente e discente e soprattutto alla intenzionalità progettuale del lavoro del docente, alla quale la valutazione è (o dovrebbe essere) funzionale, senza mai diventare lo scopo della sua attività, che è educare, non misurare.

Tuttavia – sia detto per chiarezza nei confronti di chi cede un po’ acriticamente alla tentazione di cavalcare l’ondata anti-voto, “così si combatte lo stress tra i banchi”, come titola il servizio della Repubblica citato nella precedente notizia – quella che va eliminata non è la misurazione delle prestazioni, che è anzi utile e necessaria, ma la sua equiparazione con la valutazione. Resta vero quanto Visalberghi sosteneva nel testo citato: “la misurazione nasce dalla valutazione e nella valutazione confluisce”. Ma la misurazione serve. Per parafrasare Kant la misurazione (i voti) senza la valutazione è cieca, ma la valutazione senza misurazione è vuota. 

Questa tematica è al centro dell’ultimo saggio di Cristiano Corsini, professore ordinario di Pedagogia sperimentale nell’università di Roma Tre, attualmente in distribuzione nelle librerie, intitolato significativamente La valutazione che educa (Franco Angeli editore, 2023), un testo importante che presenteremo ai lettori di Tuttoscuola nella newsletter della prossima settimana. Ma intanto abbiamo parlato con il Prof. Corsini del tema di oggi: voto sì, voto no. Ecco nella successiva notizia cosa ne pensa.

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