Prof sospesa a Palermo: che farà ora Bussetti?
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“Se il ministro fosse chiamato in causa potrebbe anche intervenire, ma il ministro non ha questa funzione, né questo compito. Ci sono degli uffici preposti. Il ministro non è stato interessato né nell’avvio né nella conclusione dell’iter del caso specifico”. Lo ha affermato il ministro dell’Istruzione Marco Bussetti in merito alla vicenda della professoressa di Palermo in un’intervista a Massimo Gramellini su Rai3.
“Non c’è un commento politico– ha proseguito Bussetti – perché gli uffici dei procedimenti disciplinari sono presenti in tutti i nostri uffici provinciali e agiscono secondo la norma che prevede in questo caso sanzioni”.
Il ministro, però, non potrà rimanere in attesa delle carte mentre scorrono i giorni della sospensione dell’insegnante. E, soprattutto, non potrà rimanere sordo alle richieste del mondo sindacale che richiede l’immediato annullamento del provvedimento.
Se lo vuole, Bussetti potrebbe disporre con effetto immediato la sospensione del provvedimento, prima ancora di scendere a Palermo, in attesa di vedere le carte. Sarebbe un gesto distensivo per stemperare il clima arroventato e, soprattutto, ridare serenità all’insegnante.
Infatti il ministro non può certamente annullare la sanzione comminata dal dirigente palermitano, ma con una propria iniziativa politica potrebbe disporre con effetto immediato la sospensione della sanzione per ragioni di ordine pubblico, anche in considerazione della tensione crescente che si è creata nel mondo della scuola e nell’opinione pubblica.
Sospendere non vuole dire annullare. E il ministro non è un funzionario amministrativo.
Eserciterà il potere di primo responsabile del sistema d’istruzione nazionale?
Al contrario una posizione attendista e di natura burocratica, un po’ pilatesca, non farebbe bene nemmeno alla Lega, di cui il ministro è espressione.
C’è poi la questione della Digos e del ruolo che potrebbe avere avuto nella vicenda.
La presenza della Digos all’interno di una scuola non è un fatto usuale, neanche quando si verificano atti vandalici (come in occasione di alcune occupazioni studentesche, nelle quali viene anche impedito l’accesso a scuola a docenti e dirigenti, e il più delle volte la Polizia evita di intervenire) o quando si verificano – ed è sempre più frequente – aggressioni. Del tutto inedito è poi che la Polizia intervenga per una tesina o un video elaborati dagli studenti.
E’ legittimo chiedersi se la Questura abbia agito per propria decisione o se sia intervenuta su incarico del Viminale. E soprattutto, qual è stato l’oggetto dell’accertamento? Il video di un gruppo di 15enni che ha condotto una ricerca esprimendo opinioni – condivisibili o meno – senza creare minacce eversive o di disordine pubblico? Bisogna aspettarsi a questo punto che la Polizia setacci le tesine e gli elaborati degli studenti – anche entrando nelle scuole – per verificare che non ci siano impropri accostamenti, che non potranno riguardare però solo atti promossi dall’attuale ministro, ma qualsiasi altro provvedimento normativo?
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