Lotta contro la pandemia, che fare? La scuola può svolgere una funzione educativa

Ci sono insomma fattori esogeni legati alla diffusione del virus che stanno facendo mutare “il vento” verso una temporanea, inevitabile restrizione della scuola in presenza, sia pure a geografia variabile con chiusure “chirurgiche” e limitate all’indispensabile. Nel frattempo si deve completare in tempi brevi l’operazione di vaccinazione degli insegnanti. Il rischio in gioco, dopo un anno come quello passato, è di precipitare in una catastrofe formativa, specie per gli strati più deboli della popolazione scolastica, con una emorragia nei livelli di apprendimento da fermare a tutti i costi.
 
Che fare? Si possono realizzare molte cose, ma bisogna mettere da parte isterie e demonizzazioni ideologiche. Diventa sempre più importante creare un clima di senso civico e consapevolezza di come tutti siamo chiamati a concorrere al contenimento del contagio, la comunità scolastica in testa.
 
Educare al pensiero critico per aiutare gli studenti a comprendere come le misure restrittive, pur essendo difficili da accettare, siano altresì necessarie attraverso una comunicazione che non si limiti solo a trasmettere informazioni ma sia in grado di sostenere i nostri alunni in questo continuo, disorientante alternarsi tra didattica in presenza e a distanza, sviluppando consapevolezza e riflessione sulla complessità della situazione che i decisori istituzionali stanno fronteggiando. In questa direzione la scuola può giocare una funzione educativa per una migliore comprensione delle informazioni e di cosa sta succedendo a livello non solo nazionale ma globale. Quanto avvenuto alla Darsena, sui Navigli a Milano sabato sera, ne richiama l’urgenza. E’ anche un’opportunità per il corpo insegnante e le scuole in generale di svolgere in questo momento drammatico un ruolo di alto profilo e di valore sociale, per sottolineare nei fatti che la scuola è il luogo della crescita della persona, non solo dell’istruzione.
 
Certo la didattica a   distanza può venire in aiuto, ma non va sottovalutato il rischio di calo motivazionale all’apprendimento se non viene sostenuta da una progettualità didattica capace di integrare strategie di insegnamento differenti per mantenere viva l’attenzione e la motivazione ad apprendere.
 
Insomma va assicurata a tutti gli studenti costretti a casa una DDI il più possibile di qualità, mentre a chi non può avvalersene deve essere garantita la presenza a scuola, indipendentemente dal colore delle zone in cui sono collocati (si tratta comunque di quote limitate di studenti). Non è facile, ci vogliono impegno, collaborazione e un lavoro sinergico da parte di tutti gli stakeholders coinvolti. Ma è possibile. Ne parliamo nella successiva notizia.