Il vento muta, verso una stretta sulla scuola in presenza

Come anticipato ieri da Tuttoscuola e ripreso in apertura da tutti i media, oggi 1° marzo più di un alunno su tre è a casa in didattica a distanza.
 
Sono infatti oltre 3 milioni di studenti che seguono le lezioni da casa: 800 mila bambini della scuola dell’infanzia e primaria, quasi mezzo milione di alunni delle medie e 1 milione e 800 mila studenti delle superiori. Con intere Regioni (Campania, Basilicata, Molise, Trentino Alto-Adige) e alcune città in Dad al 100%.
 
E’ la conseguenza della minaccia incombente dell’arrivo della terza ondata di Covid ai portoni delle scuole, con varianti molto più contagiose per i giovani, mentre la vaccinazione ancora non decolla, neanche quella già prevista degli insegnanti. Tra decreti del Ministero della sanità e ordinanze dei presidenti delle Regioni, le aule che nelle ultime settimane si stavano riempiendo gradualmente riducendo la didattica a distanza e accogliendo sempre più alunni in presenza, si stanno nuovamente svuotando con il fondato timore che l’emergenza colpisca pesantemente gli apprendimenti, compromettendo definitivamente anche questo secondo anno scolastico della pandemia.
 
E il numero di studenti a casa potrebbe aumentare. Infatti al di là delle regole fissate dalle istituzioni, con il crescere dei contagi aumenta anche il numero delle classi in quarantena e quello di studenti bloccati nelle loro abitazioni per isolamento domiciliare, il che dovrebbe indurre le scuole a organizzare un servizio di lezioni fruibili sia dagli alunni in classe sia da quelli bloccati in casa. Nel frattempo il Cts ha suggerito al governo la chiusura delle scuole di ogni ordine e grado in zona rossa. Gli esperti hanno anche  proposto che gli studenti dovranno essere in Dad nel caso l’incidenza sia superiore a 250 casi ogni 100mila abitanti. E mentre una ricerca del Cnr rileva un legame diretto fra l’aumento dei ricoveri per Covid nelle unità di terapia intensiva e la riapertura delle scuole, ci si avvia verso un passo indietro sulle lezioni in presenza in diversi territori, come già paventato dall’Istituto Superiore di Sanità e invocato da diversi governatori, alcuni dei quali hanno già provveduto con ordinanze regionali (il Veneto Zaia: “Meglio un breve stop per le superiori che una lunga agonia”).