Con più di uno studente su tre a casa bisogna aumentare la qualità della DAD

La stretta in corso sulla chiusura delle scuole dipenderà ovviamente dall’andamento dell’epidemia. Impossibile fare previsioni sull’ampiezza e sulla durata. Certamente sarà opportuno utilizzare questo periodo per accelerare la vaccinazione degli insegnanti. Ma non solo.
 
Per contenere il rischio di ulteriori cadute nei livelli di apprendimento degli studenti – il fenomeno in gergo della learning loss – appare necessario intervenire urgentemente sia in termini tecnici (connessione internet e dispositivi nelle aree e nelle singole situazioni dove c’è ancora carenza, più esposte alla povertà educativa), sia di insegnamento, con l’utilizzo di strategie e metodologie didattiche adeguate alla fruizione a distanza, in grado di coinvolgere gli alunni di tutte le età mantenendo alta la loro attenzione ed evitando disaffezione e apatia: fare le stesse lezioni, magari solo trasmissive e monocordi, che si fanno in classe può essere inefficace. Gli insegnanti sono chiamati ad adattare le modalità di insegnamento al contesto, utilizzando le potenzialità offerte dalle tecnologie didattiche per gli studenti di tutte le età. Questo richiede un lavoro preventivo di progettazione. La lezione va organizzata prima, non si può improvvisare. Vanno previste pause, intercalate sessioni di domande e risposte, lavori di ricerca in gruppo. E in questo i docenti – soprattutto la parte che è ancora indietro, perché c’è una fetta di scuole che lavora già alla grande in questo senso, con piena soddisfazione degli studenti e delle famiglie – devono essere certamente supportati (formazione mirata e assistenza operativa). Bisogna accorciare il divario tra la familiarità con le tecnologie che hanno gli studenti e quella dei loro insegnanti. Peccato che nell’ultimo anno ci si sia persi in battaglie ideologiche sulla DAD invece di predisporre le condizioni per far fronte al meglio ai vincoli posti dalla diffusione del virus.