L’Italia sotto la media dei paesi UE in istruzione e lontana dagli obiettivi fissati

Sono poco meno di una decina gli indicatori chiave sull’istruzione presentati anche quest’anno dal Rapporto della Commissione Europea (Education and training monitor) e riferiti alla situazione del 2019, confrontata con quella di dieci anni prima.

In tutti gli indicatori esaminati l’Italia è sotto la media europea con la sola eccezione del tasso di scolarizzazione dei bambini di età compresa tra i 4 e i 6 anni che frequentano la scuola dell’infanzia.

Rispetto agli obiettivi finali fissati per ciascun indicatore, l’Italia si trova sempre lontana o molto lontana, in affanno. In diversi casi la distanza registrata rispetto ai benchmark attesi fa temere quasi l’impossibilità di colmare il divario.

È scoraggiante anche il fatto che per diversi indicatori l’Italia ha fatto registrare una regressione rispetto ai dati precedenti, mentre la maggior parte degli altri Paesi, investendo sull’innovazione e sulle riforme, ha spesso colmato il gap esistente.

Il quadro d’insieme che ne esce non è certamente confortante e richiede, dopo un necessario bagno di umiltà e di consapevolezza da parte di tutti, una radicale inversione delle linee politiche seguite in materia di istruzione e formazione.

Occorre investire prima di tutto sul capitale umano, cioè sulla formazione degli insegnanti, affinché siano sempre aggiornati seguendo la rapida evoluzione delle modalità di apprendimento. Occorre investire sulle TIC, sulle competenze digitali. Occorre richiamare intorno all’istruzione giovani laureati altamente qualificati, facendo dell’insegnamento un motivo di attrazione, grazie ad una valorizzazione della professione che si basi anche, come avviene in altri Paesi, su riconoscimenti stipendiali significativi, che non possono essere uguali per tutti.

Occorre davvero dare centralità all’istruzione, principale motore della crescita. Più istruzione è la soluzione (è anche il motto scelto da Tuttoscuola).

Per una svolta significativa è necessario partire dall’esame dei dati del Rapporto, riflettere sugli esiti registrati, ricercare le cause degli insuccessi, prendere esempio da altri e proporre soluzioni condivise. Partendo dalla riflessione delle competenze dei nostri 15enni. Le riepiloghiamo nella notizia a seguire.