Le critiche al DL 36 si trasformeranno in concrete soluzioni? La risposta in Senato

In questi giorni sono in ballo questioni fondamentali per il livello di qualità del sistema di istruzione che incidono sul profilo futuro dei docenti italiani, su come verranno formati, su come verranno selezionati, su come si aggiorneranno e su quanto saranno motivati nel loro percorso professionale. La posta è alta e a metterla sul piatto sono le norme sulla formazione e sul reclutamento contenute nel decreto-legge 30 aprile 2022, n. 36 del PNRR, i cui lavori sono in pieno corso al Senato. In occasione del convegno organizzato da Tuttoscuola a Fiera Didacta Firenze il 20 maggio, intitolato “Reclutamento, formazione e carriera, in gioco la qualità della scuola“, abbiamo chiesto ad alcune importanti esponenti del mondo politico e del sindacato di condividere le rispettive riflessioni sul decreto.
 
Un giro di tavolo con le due ex ministre dell’istruzione, Lucia Azzolina e Valeria Fedeli, la responsabile Scuola di Forza Italia Valentina Aprea e la segretaria generale di Cisl Scuola Ivana Barbacci, in cui sono state messe in evidenza molteplici criticità. Ad ascoltare nella grande Sala della scherma della Fortezza dal Basso c’erano esponenti di rilievo del mondo della scuola, come il Capo della segreteria del ministro Bianchi Cristina Grieco, il presidente dell’ANP Antonello Giannelli, la presidente della Fidae Virginia Kaladich, la presidente dell’Age, il Direttore dell’USR Toscana Ernesto Pellecchia e altri.
 
L’on. Aprea si è dichiarata soddisfatta del percorso di reclutamento, mentre ha criticato severamente la cosiddetta formazione incentivata, definendola “incomprensibile“.
 
Nel decreto legge c’è un’impalcatura che verte a un modello semplicistico” – ha affermato Ivana Barbacci in merito a reclutamento e concorsi. “Il reclutamento per me qualifica la categoria degli insegnanti. Questo sistema che si è segmentato nel tempo non riesce a trovare una dimensione esclusiva legata ai concorsi ordinari. Se noi ci fossimo presentati con una condizione governata nel tempo non ci troveremo oggi moltissimi precari“. E sulla mancata previsione di una carriera per i docenti: “E’ un momento fortemente drammatico, se perdiamo questa occasione lasceremo la scuola alla deriva“.
 
Dura anche l’ex ministra Azzolina, che ha aperto con queste parole il suo intervento: “Bisognerebbe conoscere la scuola per starci“. Ogni riferimento al suo successore puramente casuale? E si è rammaricata nel constatare che, rispetto alle grandi possibilità di rinnovamento della scuola offerte dal PNRR, si stia perdendo un’occasione importante. Rispetto alla riduzione dall’organico del potenziamento dell’offerta formativa di 9600 posti, ha detto: “Da donna di scuola mi piange il cuore pensare che possano esserci ancora tagli ai docenti. È come ci fosse una miopia evidente nella classe politica“.
 
Tutte le voci che si sono unite in questo tavolo sembrano concordare sulla necessità di rivedere profondamente il decreto e di impegnarsi nel trovare soluzioni avanzando proposte che “non siano bandierine di parte” come afferma l’ex ministra Fedeli, ricordando l’importanza di mettere al centro il valore dell’apprendimento e delle differenze che si incontrano nelle classi e di attuare percorsi di carriera che valorizzino la professione docente, oltre che auspicando uno “straordinario chiarimento” di un testo in molti punti soggetto a più interpretazioni.
Non resta che attendere che queste riflessioni si trasformino in azioni concrete in Parlamento, convergendo in emendamenti e proposte che migliorino il testo del Governo.
 
E’ vero, i tempi sono stretti per apportare le necessarie modifiche, soprattutto per quanto riguarda lo sviluppo di carriera (che al momento non c’è). Ci sono in ballo i soldi del PNRR.
 
Ma nessuno si è chiesto che senza “l’entrata in vigore della riforma della carriera degli insegnanti”, preciso impegno assunto con il PNRR (Riforma 2.1 – Reclutamento dei docenti), al momento disatteso, l’Europa potrebbe bloccare tutto?
 
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