ITS “Academy”/1. Ora il modello tedesco è più vicino

Lo scorso 19 maggio 2022 la Commissione Istruzione del Senato ha approvato a larga maggioranza la riforma degli Istituti Tecnici Superiori (ITS) a poco più di un anno dalla sua approvazione alla Camera. Ora il testo sarà sottoposto al voto in aula dei senatori, e subito dopo tornerà alla Camera per la ratifica finale, data per scontata dopo gli accordi intervenuti sulle modifiche poi apportate in Commissione Istruzione del Senato.

Con queste modifiche gli Istituti Tecnici Superiori italiani diventano Istituti Tecnologici Superiori o più brevemente “ITS Academy”. Una scelta semantica forse discutibile per l’impropria sostituzione della parola “tecnici” con “tecnologici” (cioè più centrati sugli aspetti riflessivi che su quelli applicativi, il che non è) e per l’ennesima importazione di un termine inglese, con il quale comunque viene messo in evidenza un fatto, che è l’affinità di questi percorsi con quelli di alta specializzazione professionale attivati negli ultimi anni in molte aziende anche italiane ed egualmente denominati Academy.

Lo spostamento del baricentro di questi percorsi dalla scuola al mondo delle imprese li rende così più vicini a quelli tedeschi, tante volte evocati o invocati nel dibattito italiano senza alcuna reale conoscenza della loro storia e della loro struttura. Ora esistono concreti elementi che rendono il paragone sostenibile, dalla maggiore solidità finanziaria dei nuovi ITS, non più legati ai bandi ma a una programmazione triennale dell’offerta formativa (la riforma fa nascere un fondo da 48,3 milioni a decorrere dal 2022) e all’utilizzazione degli 1,5 miliardi in 5 anni previsti dal PNRR per incrementare il numero di corsi.

Decisivo però è il maggior ruolo e peso delle imprese nella gestione del nuovo modello degli ITS, emblematicamente mostrato dal fatto che la presidenza delle Fondazioni Its sarà, di norma, “espressione delle imprese fondatrici e partecipanti”, e non più della scuola. Inoltre “almeno il 60%” del monte ore complessivo delle docenze dovrà provenire dal mondo del lavoro, e “almeno il 35%” delle attività sarà rappresentato da stage e tirocini aziendali anche all’estero. Infine per le imprese che investono nei nuovi ITS è previsto un credito d’imposta del 30%, che sale al 60% se l’erogazione avviene nelle province con maggior tasso di disoccupazione.

Da segnalare inoltre che non meno del 30% delle risorse messe a disposizione dal Ministero dell’istruzione saranno assegnate agli ITS a titolo di quota premiale tenendo conto della percentuale dei diplomati e della coerenza del tasso di occupazione con il percorso formativo svolto. Al contrario, se per tre anni consecutivi un ITS Academy riceverà un giudizio negativo riferito almeno al 50 per cento dei corsi valutati nelle rispettive annualità del triennio precedente, si procederà alla revoca dell’accreditamento. Insomma l’efficienza dei nuovi ITS sarà misurata e valutata in positivo e in negativo.

Certo, i numeri degli ITS Academy non saranno mai quelli delle Fachhochschulen tedesche (un milione di iscritti), che hanno le loro radici nel sistema duale e nell’apprendistato formativo nella fascia 15-18 anni, ma la loro nuova configurazione fa decollare anche in Italia un sistema di formazione superiore applicata davvero, e per la prima volta, alternativo e concorrenziale con quello universitario. Come in Germania. 

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