Italia-Europa: qual è il vero interesse nazionale?

Italia-Europa/1

L’incontro di Helsinki tra Donald Trump e Vladimir Putin, e il rapporto privilegiato che entrambi hanno istituito con il leader cinese Xi Jinping, hanno posto le premesse per l’avvento di un nuovo ordine internazionale, che sarà regolato da queste tre grandi potenze planetarie. Il G8, formato da sette Paesi del cosiddetto ‘mondo occidentale’ (USA, Giappone, Regno Unito, Francia, Germania, Italia, Canada) e dal 1997 dalla Russia, poi ‘sospesa’ dal 2014 dopo l’annessione della Crimea, continuerà a riunirsi con la consueta cadenza annuale, ma conterà sempre di meno, stretto tra il G20, al quale partecipano anche Cina, India, Corea, Brasile e altre nazioni emergenti, e il nuovo G3, formato da USA, Russia e Cina.

Come si vede manca l’Europa, anche se alle riunioni del G8 (o G7) e a quelle del G20 partecipa l’“Alto rappresentante dell’UE” per la politica estera, l’italiana Federica Mogherini, nominata nel 2014 e che resterà in carica fino al 2020. Ma una politica estera dell’UE, autonoma da quella degli Stati aderenti, in realtà non esiste e non è mai esistita nemmeno quando a presiedere la Commissione sono stati presidenti autorevoli, come Delors e Prodi. Tantomeno negli ultimi dieci anni di crisi economica e sociale, che i singoli Stati hanno affrontato ciascuno a suo modo, e quasi sempre in polemica con la ‘tecnoburocrazia’ bruxellese. Una tendenza al ‘fare da sé’ culminata nella Brexit e nel successo dei partiti cosiddetti ‘sovranisti’, che teorizzano se non l’uscita dalla UE (troppo costosa per quasi tutti) la subordinazione delle politiche europee a quello che essi considerano l’interesse nazionale.

Questa tendenza, come è evidente a chiunque non abbia pregiudizi, va in direzione esattamente opposta a quella che servirebbe per affiancare alla pari le altre tre grandi potenze planetarie, e fare diventare il G3 un G4. Gli interessi dei singoli Stati possono essere meglio difesi da un’Europa più forte, non più debole e divisa. Oltre alla moneta comune e alla BCE servirebbero un’unica politica estera e della difesa (sul modello degli USA), e un governo unitario – purché efficiente e realmente comunitario – delle strategie economiche e finanziarie. E anche delle politiche educative, con il superamento delle preclusioni contenute negli attuali Trattati e il varo (almeno) di un core curriculum europeo. Ne parliamo nella news successiva.