Fedeli: no alle classi omogenee per livello, sì alla diversità
La scuola deve essere “strumento di mobilità sociale”, deve “rimuovere gli ostacoli, ed essere punto di riferimento e luogo di riscatto sociale”. Anzi, deve continuare ad esserlo, perché la scuola pubblica italiana, da questo punto di vista, “già oggi fa tutto questo”, come confermano i più recenti dati diffusi dall’Ocse. Lo sostiene la ministra dell’Istruzione, Valeria Fedeli, in un intervento su Repubblica nel quale affronta il tema delle ‘classi ghetto’ sollevato dal quotidiano romano.
Tuttavia, aggiunge la ministra, “ci sono altri risultati, come quelli dell’Invalsi, che evidenziano un fenomeno che non possiamo sottovalutare”.
Fedeli si riferisce al fenomeno della elevata variabilità dei risultati fra le classi nelle prove nazionali di matematica e italiano, evidenziato dal rapporto Invalsi 2017, presentato il 6 luglio. “Nel nostro Paese, in particolare al Sud, – nota Fedeli – la variabilità è ancora troppo alta, anche se la situazione è in miglioramento”.
Questo significa che le classi vengono troppo spesso formate con alunne e alunni “raggruppati per ‘bravura’”: “un fenomeno contrario ai principi della nostra Costituzione, che va arginato”, perché se è vero che “lavorare in classi disomogenee è più difficile”, “la missione della scuola è quella di fare di ogni differenza una ricchezza”.
Proprio in direzione della valorizzazione delle differenze si muove l’iniziativa di Tuttoscuola di proporre alle scuole una esperienza di Alternanza Scuola Lavoro, in forma di giornalismo in smartworking, che consentirà agli studenti di partecipare attivamente a una inchiesta sulle diversità nella scuola, come membri di redazioni locali coordinate dalla redazione centrale di Tuttoscuola. Per informazioni cliccare qui: http://www.tuttoscuola.com/alternanza-fatichi-trovare-realta-ospitante-la-soluzione/
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