I permessi mensili della 104 che pesano sul servizio

L’inchiesta di Tuttoscuola sulle precedenze nei trasferimenti, ottenute grazie alla legge 104, ha richiamato l’attenzione su un fenomeno parallelo: i permessi mensili per l’assistenza a familiari.

Durante la trasmissione di Zapping della settimana scorsa dedicata, appunto, all’utilizzo della 104 per ottenere i trasferimenti, ospite Sergio Govi di Tuttoscuola, tutti gli interventi dei radioascoltatori hanno riguardato il fenomeno dei permessi della 104, anziché la questione della mobilità.

Un medico toscano ha riferito che nel suo presidio ospedaliero si avvalgono della 104 per i permessi mensili 23 infermieri su 24!

Come è noto, per assistere un familiare disabile la legge consente ogni mese ai dipendenti tre giorni di permesso retribuito, nel corso dei quali il dipendente assente non viene sostituito.

Virtualmente non vi è, dunque, costo vivo per quelle assenze, ma l’organizzazione del servizio ne risente con carichi di lavoro distribuiti sui colleghi presenti.

Proprio per questo i permessi – che sono un diritto sacrosanto previsto dalla 104 – non possono essere utilizzati se non per lo scopo voluto dalla legge.

Ma da diverse parti se ne chiede il controllo per evitare che il loro eventuale uso fraudolento si scarichi sul servizio pubblico.

Il ministro dell’Istruzione Fedeli, sull’onda del clamore suscitato dall’inchiesta di Tuttoscuola sul ricorso abnorme delle precedenze per ottenere il trasferimento, ha promesso controlli sull’impiego della 104, chiedendo all’Inps e al Ministero della Salute di costituire un tavolo comune per le azioni di monitoraggio, controllo e (speriamo) di dissuasione.

Suggeriamo di prevedere che la documentazione aggiornata di disabilità del familiare e di titolarità del diritto alla fruizione dell’assistenza sia prodotta in originale e in supporto cartaceo e messa a disposizione della scuola che concede i permessi mensili.