Professione insegnante, come trovare la motivazione in classe (e 5 esercizi utili)

Di Samuela Camelliti (Genio Net)

Oggi, per il blog di “Genio Net”, voglio parlare di motivazione, in questo caso di quella che ha spinto e spinge me a insegnare da 18 anni. Frequento “Genio” dal 2010, e colgo l’occasione per ringraziare di una lezione che ho imparato lì, il “fare come se”, o, come dicono in Inglese, “Fake it until you make it”. Non sempre nel nostro lavoro riusciamo, per varie ragioni, a mantenerci motivati. Un esercizio che aiuta è ricordarci che a scuola ci comportiamo in un certo modo non per aspettarci l’approvazione di qualcuno, ma la nostra, perché siamo fedeli ai nostri principi, primo fra tutti il rispetto, per noi stessi e per gli altri. Tanti di noi, anche i più entusiasti, si scoraggiano: capita a tutti, come ben sappiamo. Il punto è che, nel momento in cui ce ne accorgiamo, dobbiamo fare qualcosa.

Avete presente “Hook, Capitan Uncino”? C’è una scena del film in cui Campanellino dice a Peter Pan “da grande” che, se vuole ricominciare a volare, deve attaccarsi ai suoi “pensieri felici”, e stringerli forte nella mente. A Peter, all’inizio, non viene in mente niente, ma poi pensa al desiderio di riunirsi con la sua famiglia. Uno dei miei “pensieri felici” sul senso che ha per me insegnare l’ho trovato anni fa in questa storia. Ve la riporto letteralmente1.

La storia di Teddy Stoddard

Mentre stava davanti alla sua classe di V elementare, la maestra disse ai bambini una falsità: guardò i suoi studenti e disse che lei li amava tutti allo stesso modo. Tuttavia, ciò era impossibile, perché, in prima fila, accasciato sulla sedia, c’era un ragazzino di nome Teddy. La signora Thompson aveva notato che non giocava con gli altri bambini I suoi vestiti erano disordinati. Teddy, inoltre, era scontroso e solitario. Arrivò il momento in cui la signora Thompson avrebbe dovuto evidenziare in negativo il rendimento scolastico di Teddy: quando vide il suo fascicolo, rimase sorpresa.

In I elementare il maestro di Teddy aveva scritto: “Teddy è un bambino brillante. Fa il suo lavoro in modo ordinato”. Il suo insegnante, in II elementare, aveva scritto: “Teddy è uno studente benvoluto dai suoi compagni, ma è tormentato perché sua madre ha una malattia terminale”. Il suo insegnante di III elementare aveva scritto: “La morte di sua madre è stata dura per lui e tenta di fare del suo meglio, ma suo padre non mostra molto interesse. Il suo contesto familiare presto lo influenzerà”.

L’insegnante del IV anno aveva scritto: “Teddy si è rinchiuso in se stesso e non mostra più interesse per la scuola. Non ha amici e qualche volta dorme in classe”. A questo punto, la signora Thompson si rese conto del problema e si vergognò di se stessa. Si sentì anche peggio quando i suoi studenti le portarono i regali di Natale, avvolti in bellissimi nastri e carta brillante, fatta eccezione per Teddy. Il suo dono era stato avvolto nella pesante carta di un sacchetto di generi alimentari.

La signora Thompson, però, aprì il suo regalo prima degli altri. Alcuni bambini cominciarono a ridere vedendo una bottiglietta di profumo piena per un quarto, ma lei soffocò le risate dei bambini, mettendo un po’ di profumo sul polso. Quel giorno Teddy Stoddard rimase dopo la scuola, giusto il tempo di dire: “Signora Thompson, oggi profumava come la mia mamma quando usava proprio quel profumo”. Dopo che i bambini se ne furono andati, la signora Thompson pianse per almeno un’ora: da quel giorno si dedicò veramente ai bambini. Prestò particolare attenzione a Teddy e, con la sua vicinanza, la mente del piccolo iniziò a rianimarsi.

Più lei lo incoraggiava, più velocemente Teddy rispondeva. Alla fine dell’anno, Teddy era diventato uno dei bambini più intelligenti della classe e la maestra si accorse che Teddy divenne uno dei suoi “preferiti”. Un anno dopo la fine della scuola, la signora Thompson trovò un biglietto sotto la porta: era da parte di Teddy; la lettera diceva che era stata la migliore insegnante che avesse mai avuto in vita sua. Passarono 6 anni prima che ricevesse un altro messaggio.

Quattro anni dopo, ricevette un’altra lettera, dove Teddy diceva che si sarebbe presto laureato con il massimo degli onori. Confermava che la signora Thompson era sempre la migliore insegnante. Passarono altri anni e arrivò ancora un’altra lettera. Questa volta spiegava che, dopo aver ottenuto la laurea, Teddy aveva deciso di andare avanti, ma ora la sua firma era un po’ più lunga: la lettera riportava, in bella grafia, Dr. Theodore F. Stoddard. Ma la storia non finisce qui. Arrivò ancora un’altra lettera quella primavera. Teddy scrisse che aveva incontrato una ragazza e stava per sposarsi. Spiegò che suo padre era morto un paio di anni prima e chiese alla signora Thompson di accompagnarlo all’altare, facendo le veci della madre dello sposo. Naturalmente, la signora Thompson accettò. E indovinate un po’ che fece? Mise il profumo che la madre di Teddy indossava l’ultimo Natale che passarono insieme.

Si abbracciarono e il Dr. Stoddard sussurrò all’orecchio della signora Thompson: “Grazie, signora Thompson per aver creduto in me. Grazie per avermi fatto sentire importante.” La signora Thompson, con le lacrime agli occhi, sussurrò: “Teddy, ti stai sbagliando. Sei tu quello che mi ha insegnato: non sapevo come insegnare fino a quando ti ho incontrato.” Ho avuto, e ho, anche io i miei Teddy Stoddard, e, quando ho bisogno di pensieri felici, ci vuole un attimo a rivivere quell’emozione fortissima che dà fare la differenza per qualcuno. La motivazione non dipende da come ci sentiamo in un dato momento della nostra vita ma dalla persona che decidiamo di essere ogni giorno per creare il cambiamento che vogliamo vedere nel mondo.

La scuola è uno dei mezzi più potenti che abbiamo per formare le generazioni a venire: non sottovalutiamo l’importanza di quello che facciamo. Questo è l’impegno sempre più deciso di Genio Net, la sua mission: “Re-innamorare le persone dello studio e accendere la loro intelligenza”. Non tutti reagiranno allo stesso modo, ma il nostro esempio parla per noi e non sappiamo chi ne sarà influenzato. Quando ci sembra troppo difficile, aggrappiamoci a questi “pensieri felici” che sicuramente tutti noi abbiamo. E “facciamo come se” fossimo la persona che siamo stati in quella circostanza.

Esercizi della settimana (quelli in grassetto sono “obbligatori”)

1. Immaginate, ogni volta che entrate in una classe, che i vostri alunni siano tutti, TUTTI, Teddy Stoddard. Non sapete chi potete influenzare con il vostro esempio.
2. Scrivete su un post-it 5 cose buone che avete fatto quel giorno come insegnanti e attaccatelo in un punto dove lo vedete spesso.
3. Scrivete almeno un “pensiero felice” nell’arco della settimana della vostra vita da insegnanti.
4. Alla fine di ogni giorno, scrivete su una scala da 1 a 10 quanto vi sentite motivati.
5. Alla fine della settimana, riguardate i punteggi e scrivete almeno 3 fattori da cui secondo voi sono dipesi.

Chi è l’autore dell’articolo

Genio Net
Genio Net è una rete di imprese e coordina il lavoro delle società che diffondono il metodo Genio in 21 giorni nelle 29 sedi in Italia e 15 all’estero, che hanno scelto di adottare il metodo di apprendimento efficace “Genio in 21 Giorni”, grazie al quale sono erogati quasi 550 corsi all’anno.
La missione di tutto lo Staff è far rinnamorare le persone dello studio permettendogli di raggiungere i risultati cui aspirano nel campo dell’apprendimento e dell’acquisizione di nuove conoscenze, anche nel mondo del lavoro.
Il metodo “Genio in 21 Giorni” ha aiutato 42.000 studenti a risolvere questo tipo di problemi, ed è approdato con successo anche in Svizzera, Spagna, Inghilterra e Stati Uniti.

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1 https://www.donvincenzoalesiani.it/2022/08/piu-brava-linsegnante-o-lalunno/

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