Senza pace e senza autori e garanti il progetto ministeriale ‘Educare alle relazioni’

Il tormentone del progetto voluto dal ministro dell’istruzione e del merito Valditara a settembre scorso, all’indomani dei gravi fatti di Caivano, ha registrato un nuovo capitolo, con un dietro-front inaspettato, gravido di possibili risvolti politici all’interno della maggioranza.

Prima il ministro Valditara aveva smentito seccamente nelle settimane scorse la notizia dell’incarico di coordinatore del progetto al politologo Alessandro Amadori, dopo che sul web erano circolate critiche e accuse all’esperto voluto dallo stesso ministro, ma solo – come precisato da Valditara – per la comunicazione.

In attesa del progetto vero e proprio, sul sito del MIM erano stati pubblicati il 24 novembre la direttiva e il protocollo.

Alcuni giorni fa, nel corso dell’audizione nella Commissione bicamerale d’inchiesta sul femminicidio, il ministro Valditara aveva annunciato di aver affidato il coordinamento del progetto scolastico “Educare alle relazioni” ad Anna Paola Concia, ex deputata Pd, femminista, attivista per i diritti Lgbt e coordinatrice da anni di Didacta, la fiera annuale della scuola, che ha lanciato con successo dopo aver “importato” la formula dalla grande Fiera tedesca. Persona che gode di un apprezzamento trasversale. E aveva aggiunto che del comitato di coordinamento facevano parte anche suor Anna Monia Alfieri, rappresentante del Consiglio nazionale della scuola della Cei, e Paola Zerman, avvocata dello Stato già candidata alle ultime elezioni politiche nel Partito della Famiglia di Mario Adinolfi.

Il nome della Concia ha fatto infuriare il centro-destra. Già dall’8 dicembre erano iniziate le bordate. Maddalena Morgante, deputato di Fratelli d’Italia e responsabile nazionale del dipartimento Famiglia e valori non negoziabili del partito, poi Simona Baldassarre, responsabile del Dipartimento Famiglia della Lega, il partito di cui il ministro fa parte, avevano giudicato “divisiva” la nomina della Concia.

Sabato 9 dicembre alle 10:44 l’agenzia Ansa batteva una dichiarazione di Laura Ravetto (già berlusconiana di ferro, passata nel 2020 con Salvini), deputata della Lega e responsabile del dipartimento Pari opportunità del Partito: “Il nostro obiettivo, e quello del ministro Valditara, è da sempre stato quello di restituire alla scuola il ruolo e la dignità che merita”. Ma “pur riconoscendo la serietà di Anna Paola Concia la sua nomina è divisiva”…

E’ il segnale che non c’è la copertura del partito. Valditara – che evidentemente si era mosso in autonomia o forse con il consenso di qualcuno che poi si è tirato indietro – ne prende atto e meno di due ore dopo fa uscire un comunicato ufficiale di dietrofront: “Dal momento che la scuola italiana ha bisogno di serenità e non di polemiche, ho deciso di non attivare l’incarico di garanti del progetto ‘Educazione alle relazioni’ a suor Monia Alfieri, Paola Concia e Paola Zerman. Rinnovo loro i ringraziamenti per la disponibilità e la generosità dimostrate”. E poi: “Il progetto ‘Educare alle relazioni’ andrà avanti senza alcun garante”. Dichiarazione quest’ultima che gli costa un duro attacco di fuoco amico da parte di Daniele Capezzone dalle colonne di “Libero”, preoccupato da un possibile “indottrinamento di sinistra”.

Morale? Un tema delicato come la violenza contro le donne non può che essere affrontato coinvolgendo nel modo più ampio le diverse visioni e sensibilità, e non imponendo quelle di una sola parte politica. In questo Valditara aveva avuto coraggio. Si può discutere se le personalità coinvolte fossero rappresentative appunto di tutte le visioni (qualcuno avrebbe voluto sentire la presenza forte di genitori impegnati nella pratica di vita familiare, con una profonda esperienza vissuta nel rapporto genitori-figli) e certamente sarebbe stato opportuno assicurarsi la copertura politica prima di agire.

Resta una considerazione: quando c’è di mezzo la scuola, chi fa – nella maggior parte dei casi – sbaglia… e le polemiche hanno sempre il sopravvento.

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