Scuola e identità: che cosa insegna il caso Pioltello

La chiusura della scuola di Pioltello “per il Ramadan” (o per ragioni didattiche, come precisato dal Consiglio di Istituto) ha dato luogo a un ampio dibattito che, al di là della polemica politica spicciola (tipo striscione di Forza Nuova “Scuola italiana mai musulmana”), sta dando luogo ad approfondite riflessioni sul ruolo della scuola nella formazione del senso di identità nazionale in una società come quella italiana in via di transizione verso un assetto multiculturale.

A questo proposito segnaliamo un importante intervento di Anna Maria Ajello, docente di Psicologia dello Sviluppo e dell’Educazione nell’Università di Roma La Sapienza, già presidente dell’Invalsi dal 2014 al 2021, pubblicato sul Corriere della Sera dello scorso 30 aprile 2024 (“Scuole, festività e identità: una riflessione sul caso Pioltello”), relativo ai “risvolti psico-educativi” della vicenda.

A suo giudizio, premesso che la chiusura della scuola di Pioltello costituisce comunque un riconoscimento dell’importanza di quella festa per gli studenti aderenti alla religione islamica, Ajello osserva che dal punto di vista psico-educativo, tra i compiti fondamentali della scuola c’è quello di accompagnare i ragazzi nella costruzione dell’identità. “Sentirsi riconosciuti dagli altri, i pari e gli adulti, è un bisogno che avvertono fortemente gli studenti della secondaria di primo e di secondo grado; non sentirsi estranei, ma avvertire la propria progressiva appartenenza alla società in cui si vive, è un tratto fondamentale della costruzione identitaria”. 

Per questo è necessario fare in modo che questi studenti non avvertano le proprie festività “come qualcosa che conta meno rispetto a quelle degli altri”: la sensazione di “contare meno” ostacolerebbe gravemente “il senso di appartenenza alla società in cui si vive, sentimento di appartenenza a cui invece come società democratica dovremmo tutti/e essere interessati/e”.

Se vogliamo”, conclude Ajello, “che in futuro gli adulti di domani sappiano gestire società sempre più complesse, è fondamentale che gli adulti di oggi si assumano la responsabilità che compete loro di progettare e contribuire a realizzare modalità di vita quotidiana, anche a scuola, che inducano il rispetto per i valori diversi, quando non sono in contrasto con quelli fondanti: soffiare sul fuoco dei potenziali conflitti, vuol dire venire meno a questo compito”.

La questione sembra peraltro in via di soluzione, almeno sotto il profilo giuridico, con una normativa nazionale che estenderebbe a tutte le fedi religiose quanto deciso in sede di revisione del Concordato (1983) per quella cattolica.

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