
Educare alle Relazioni/3. Il progetto orfano di coordinatore e rimasto al palo

Il progetto “Educare alle relazioni”, formalizzato attraverso una direttiva ministeriale (n. 83 del 24.11.2023), prima di perdersi nella nebbia delle buone intenzioni, era nato sull’onda di diversi atti di violenza, come aveva riconosciuto lo stesso ministro Valditara: progetto nato sull’impulso “dagli eventi della scorsa estate, come lo stupro di Palermo e di Caivano”, “e da una mia forte volontà di dire basta in modo totale ai residui di cultura machista che ancora inquinano il Paese”, sull’onda emotiva del femminicidio di Giulia Cecchettin.
Valditara aveva spiegato che “Il progetto affonda le sue radici nel progetto Educare al rispetto che risale al 2015 ed è una evoluzione significativa di quel progetto”. “Gli studenti verranno edotti alle conseguenze penali che i loro comportamenti possono generale, troppo spesso c’è una totale mancanza di conoscenza del codice penale”.
Benché non si possano che condividere le motivazioni dalle quali ha preso le mosse l’iniziativa, il progetto si è subito scontrato con una serie di intoppi.
Prima di essere varato, voci ufficiose avevano riferito che il progetto sarebbe stato coordinato da Alessandro Amadori, consulente del ministro, autore di un saggio sulla violenza di genere intitolato La guerra dei sessi, finito nell’occhio del ciclone per le affermazioni sulle donne contenute. Decisa la risposta del ministro: “Ho passato la notte scorsa a leggere il libro di Amadori, le sue affermazioni sono state decontestualizzate e non capite. Nessun passo indietro da parte mia”. Valditara precisò anche il motivo di questa affermazione: “Amadori non è il coordinatore del progetto Educazione alle relazioni, è un consulente sulla comunicazione”.
Il 25 novembre 2023, in occasione delle celebrazioni della Giornata Internazionale per l’Eliminazione della Violenza sulle Donne, il ministro in un video-messaggio dichiarava, tra l’altro: “nella notte fra il 24 e il 25 novembre, abbiamo illuminato di rosso la facciata del Ministero: è il rosso del sangue, dell’inaccettabile che si ripete ancora, come pochi giorni fa con la terribile vicenda di Giulia. La scuola costituzionale, che mette al centro il valore di ogni persona, deve essere in prima linea in questa battaglia. Per questo, come Ministero abbiamo elaborato il progetto ‘Educare alle relazioni’, frutto di un grande lavoro di collaborazione con le associazioni delle famiglie, degli studenti, dei docenti, i Sindacati, l’Ordine degli psicologi, e con la consulenza di giuristi e pedagogisti”.
Pochi giorni dopo il ministro comunicava: “Ho deciso di scegliere tre donne di provenienza culturale molto diversa come garanti del progetto che abbiamo definito e avviato come Ministero dell’istruzione al termine di un ampio confronto: si tratta di suor Anna Monia Alfieri, Paola Concia e Paola Zerman”. Nuove critiche. Trascorse poche ore dalla bufera sui nomi delle tre donne, la marcia indietro del ministro: “Il progetto ‘Educare alle relazioni’ andrà avanti senza alcun garante. Nel suo svolgimento concreto si continuerà il dialogo con le associazioni rappresentative dei genitori, dei docenti e degli studenti”. Ma la storia non finisce qui, seguiamola nella notizia successiva.
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