Tuttoscuola: Il Cantiere della didattica

Voto sì, voto no. Voto o giudizi? Una riflessione interessante

Non c’è soltanto il dibattito sul voto di condotta a tenere viva l’attenzione sulla valutazione degli studenti nella scuola secondaria.

Fermo restando l’obbligo di esprimere la valutazione dello scrutinio finale con voto in decimi, stanno prendendo piede in alcuni istituti iniziative per attenuare il peso del voto nella cosiddetta valutazione in itinere, quella intermedia.

Vi sono alcune sperimentazioni di istituti che stanno sospendendo la votazione in decimi per il primo quadrimestre, sostituendola con riscontri descrittivi: obiettivo dichiarato, annullare l’ansia da prestazione che stresserebbe gli studenti. Un clima più sereno, dunque, senza il peso del voto potrebbe favorire prestazioni migliori da parte degli studenti.

Il tema è sviscerato in un interessante intervento del Prof. Cristiano Corsini, ordinario di Pedagogia sperimentale all’università di Roma Tre, e autore del volume “La valutazione che educa” (FrancoAngeli), nel numero di ottobre del mensile “Tuttoscuola”.

Uno degli istituti che sta andando in questa direzione è il liceo scientifico Bottoni di Milano. Prendendo spunto proprio da quanto sta avvenendo lì, l’editorialista del Corriere della Sera, Massimo Gramellini ha riservato una sua riflessione graffiante, intitolata “La fragilità degli adulti”, nella sua rubrica “Il caffè”.

Il liceo scientifico Bottoni di Milano ha deciso che è meglio trascorrere l’anno al riparo dai giudizi numerici, d’ora in poi limitati alla valutazione finale – esordisce Gramellini. La motivazione è la stessa che si enuncia sempre in questi casi: evitare che gli studenti si stressino troppo. Comincia però a venirmi il dubbio che a dettare certi provvedimenti difensivi non sia tanto l’aumentata fragilità dei destinatari, quanto quella di genitori e professori, terrorizzati all’idea che i giovani si misurino con una prova che tra i suoi esiti prevede l’insuccesso.

I conflitti sempre più numerosi tra genitori e insegnanti per qualche voto non gradito farebbero pensare a questo.

Ma l’editorialista segue un suo filone di ricordi personali: “Forse un tempo si era meno sensibili, ma ricordo distintamente la sera in cui, durante la cena, confessai a mio padre di avere preso un brutto voto in matematica. Avevo lo stomaco chiuso e non toccai cibo. Lui invece mangiò con gusto e al momento di alzarsi da tavola si limitò a dirmi: «Vai a studiare le equazioni perché domattina ti interrogo». Credo che quella notte mio padre abbia dormito benissimo, e se pure avrà pensato che io stessi soffrendo, l’avrà considerata una tappa necessaria della mia crescita. Io, al solo pensiero che un giorno mio figlio tornerà a casa con un brutto voto, vengo preso già adesso dalla smania di rassicurarlo, incoraggiarlo e proteggerlo, pronto ad accollarmi la sua ansia pur di non togliergli l’illusione che la vita sia una pianura, invece del saliscendi che è.

Per approfondimenti:

Ripensare la valutazione: tre possibili strade per il cambiamento (di Mario Castoldi)
Valutazione: a chi danno fastidio i voti? Intervista a Cristiano Corsini
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