USA/1. I non laureati vivono di meno

Uno studio appena pubblicato nella prestigiosa collana dei “Brookings Papers on Economic Activity”, realizzato da Anne Case e Angus Deaton, noti economisti dell’università di Princeton (Deaton, inglese, ha vinto il Nobel per l’economia nel 2015), presentato sul “New York Times” da Michael T. Nietzel, esperto di istruzione superiore, dimostra con dati alla mano che negli USA, a parità di ogni altra condizione, chi possiede una laurea (BA, Bachelor of Arts) vive mediamente da 5 a 8 anni di più rispetto a chi non l’ha (il divario è cresciuto di 3 anni nel 2021, anno della pandemia di Covid-19).

I dati sono stati raccolti tra il 1992 e il 2021 utilizzando i registri dei decessi che includono i titoli di studio, e hanno riguardato l’aspettativa di vita della popolazione statunitense di età superiore ai 25 anni. Nel 1992 tale aspettativa era di 79 anni per i laureati, ed è aumentata fino a 84 nel 2020, diminuendo di un anno nel 2021 a causa della pandemia.  Per i non laureati l’aspettativa di vita, che era di 76,6 anni nel 1992, è cresciuta fino al 2010 e poi è calata attestandosi a circa 77 anni, per scendere a 75 nel 2021. Insomma, 8 anni meno dei laureati (nel 1992 il divario era assai inferiore: 2,5 anni).

Gli autori dello studio, già noti per un loro precedente bestseller del 2020, Deaths of Despair and the Future of Capitalism(trad. italiana Morti per disperazione e il futuro del capitalismo, il Mulino 2021), considerano “scioccante e raro” questo dato riguardante gli USA di oggi ma che nella storia moderna trova un precedente simile solo nei Paesi ex comunisti dell’Europa orientale dopo il crollo dell’Unione Sovietica. “Come quei Paesi, gli Stati Uniti stanno deludendo i loro cittadini meno istruiti”, afferma Case, intervistata da The Brookings Institution.

Questo accade perché “gran parte della crescente prosperità va alle élite istruite”, e trascura la “classe operaia”, penalizzata da leggi che, soprattutto negli Stati a guida repubblicana, fanno gli interessi delle aziende in materia di salari minimi, diritto al lavoro, inquinamento, armi, tasse e controlli sul tabacco. Conseguenze per i lavoratori senza laurea: accesso differenziale all’assistenza sanitaria, maggiori probabilità di comportamenti non salutari, minore sicurezza degli ambienti di vita, e più “morti per disperazione”: suicidio, overdose di droga, alcolismo.

Che fare? Case e Deaton suggeriscono di diminuire l’importanza della laurea come requisito di ingresso per molti lavori, come d’altra parte già stanno facendo alcuni grandi datori di lavoro e alcuni Stati. A loro parere attendere che tutti si laureino al college non sarebbe una risposta realistica al problema.

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