Valutazione/3. Il Ministero vuole contare di più

Una finestra sul futuro della valutazione di sistema in Italia è stata aperta da un interessante convegno sul tema ‘Educare alla critica: quale valutazione?‘, svoltosi la scorsa settimana a Roma presso il liceo Mamiani per iniziativa del sindacato di base Unicobas, da sempre ostile ai “quiz didascalici” dell’Invalsi ma interessato ad avviare “un dibattito costruttivo, serio e aperto tra chi li ha inventati e chi li ha sempre contrastati”, come ha setto il suo segretario Stefano D’Errico.

Per la verità tra i relatori mancava un rappresentante dell’Invalsi, che negli ultimi anni si è mosso con una certa autonomia dal Ministero, ma il direttore generale del Miur per gli ordinamenti e l’autonomia scolastica, Carmela Palumbo, ha colto l’occasione per affermare che “è importante far comprendere che la finalità delle rilevazioni degli apprendimenti è quella di concentrarsi solo sugli apprendimenti di base” e che quella dell’Invalsi “non è una rilevazione che si sostituisce alla valutazione scolastica,  che ha un ambito ben più ampio ed esteso”.

Le parole della dirigente, che coordina fra l’altro il gruppo di lavoro interdirezionale del Miur sulla valutazione, recentemente costituito, lasciano intendere che il Ministero vuole svolgere un ruolo di governo strategico della materia, limitando in particolare gli effetti di ‘teaching to the test’ (adattamento della didattica all’esigenza di ottenere buoni risultati nei test) che pure si sono in varia misura manifestati in molte scuole negli ultimi due-tre anni.

Gli studenti, ha detto infatti Palumbo, “temono che queste rilevazioni tolgano spazio alla didattica ordinaria, che siano uniformanti e che quindi non mettano in rilievo e non facciano emergere tutte le loro qualità e capacità critiche. Ma non è questo il compito delle rilevazioni degli apprendimenti, che invece hanno un campo di esplorazione molto più limitato”.

Una proposta è venuta da Giorgio Israel, docente di storia della matematica alla Sapienza di Roma: a suo giudizio “la valutazione si dovrebbe fare soprattutto sui contenuti attraverso commissioni ispettive incrociate che in qualche modo portino alla luce lo stato delle varie istituzioni scolastiche mettendole a paragone”. Si tratterebbe, sembra di capire, di una sorta di sistematica ‘peer evaluation’ (valutazione tra pari) in grado di attivare un circolo virtuoso. L’alternativa di operare attraverso gli ispettori (dirigenti tecnici), ridotti a poche decine di persone, non sembra in effetti praticabile, ma forse al Miur qualcuno ci pensa…