Ucraina/1. Una sfida per l’Europa liberal-democratica

La guerra (non dichiarata) mossa dalla Russia all’Ucraina è il primo evento bellico che investe l’Europa dopo il 1945 e che vede scontrarsi apertamente due blocchi geopolitici e due diversi modelli di società e di governo: quello autocratico facente capo alla Russia di Putin e quello liberal democratico al quale si ispirano, pur con varianti nazionali, tutti i 27 Paesi aderenti alla UE e anche il Regno Unito, al di là della Brexit. Una sorta di monarchia autoritaria se non assolutista da una parte, e un insieme di democrazie dall’altra, che di fronte alla guerra si sono scoperte unite non da vincoli giuridici di tipo federale ma dalla sostanziale condivisione di alcuni principi e valori in materia di libertà individuale, diritto di parola e di stampa, indipendenza della magistratura e pluralismo politico e sociale, da quello sindacale a quello educativo.

Dopo 77 anni di pace – il periodo di pace più lungo nella storia dell’Europa – il ritorno della guerra, con l’impegno diretto della Russia, fa fare all’Europa un salto indietro che secondo alcuni fa regredire i rapporti internazionali addirittura a prima della Prima guerra mondiale, al tempo della Russia autocratica governata dagli zar.

Ciò che più preoccupa è il ritorno di pulsioni nazionaliste, che si coglie con chiarezza nelle giustificazioni date dalla Russia di Putin al suo intervento in Ucraina ma anche, se si allarga lo sguardo a livello planetario, in quelle portate dalla Cina per imporre il suo dominio su Hong Kong. La logica che guida la politica di questi due Paesi-Continente, retti da regimi autocratici e autoritari, è nazionalista o più esattamente, data la vastità dei territori e le molteplici etnie, imperiale.

Quella degli altri due soggetti di dimensioni continentali, gli USA e l’Europa, guidati da regimi liberal-democratici, è invece internazionalista, anche se con Trump gli USA hanno vissuto una stagione neoisolazionista (una tendenza non nuova nella storia di quel Paese), ora superata con il ritorno di Biden alla inclinazione cosmopolitica e atlantica della politica estera americana.

La vera novità delle ultime settimane, da quando Putin ha deciso di invadere l’Ucraina, è la coesione mostrata dall’Europa, che ha agito, dopo averlo in parte fatto anche nella lotta contro il Covid, quasi come uno Stato federale. Ma serve, evidentemente, di più. Forse un’iniziativa eccezionale per cercare di fermare il massacro. Magari un’iniziativa diplomatica – con proposte di compromesso politico pragmatico, a partire da un armistizio immediato – promossa congiuntamente da Unione Europea e Cina, come soggetti “terzi” rispetto alle superpotenze militari e nucleari antagoniste, Russia e Usa? Non va lasciato nulla di intentato.

Si tratta in generale di temi che riguardano la scuola e gli insegnanti? A nostro avviso sì, per le ragioni presentate in questa notizia. 

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