Test Invalsi/5. Scarsa attenzione del Miur alle condizioni di contesto

Nelle giornate tra il 7 e il 16 maggio, si sono svolte le prove Invalsi. L’evento è stato accompagnato da fenomeni di rifiuto e boicottaggio che indicano con chiarezza la necessità di accompagnare mutamenti di questa natura ed importanza con un’opera di informazione che riduca lo spazio di quanti fanno la scelta, il più delle volte per vocazione ideologica, di rifiutare qualsiasi innovazione si introduca nella scuola italiana, avendo, al contrario, la  pretesa (per la verità, alquanto apodittica) di rappresentare essi l’alternativa ad un sistema sempre uguale a se stesso.

Le prove sono state, difatti, accompagnate da una serie di azioni di sciopero proclamate da  sigle sindacali minoritarie (COBAS, USB, UNICOBAS), che raccolgono tradizionalmente adesioni contenute, ma creano sbandamento nel corpo docente, inducendolo a ridurre la partecipazione alle prove. Di fronte alle dichiarazioni di sciopero, difatti, i dirigenti scolastici emanano la tradizionale circolare nella quale si afferma che, non potendosi prevedere l’entità dell’adesione, non si assicura il regolare svolgimento del servizio. Il che induce molto spesso i genitori della scuola primaria e media a non mandare i figli a scuola, mentre gli studenti delle superiori operano spesso tale scelta  in modo autonomo. D’altronde, non configurandosi i test Invalsi come prove d’esame, essi fuoriescono dall’applicazione della legge 146/90, che impedisce la proclamazione di azioni di sciopero in coincidenza di esami e scrutini.

La mancanza, inoltre, di adeguata informazione e comunicazione da parte del MIUR sul senso, sul significato e sugli obiettivi delle prove, ha favorito atteggiamenti di scarsa considerazione dell’evento, quando non di aperta ostilità, nel mondo della scuola complessivamente inteso: docenti, ma anche studenti.

Illuminante la storiella di vita vissuta in un liceo romano, più indicativa di qualsiasi altra considerazione. Lo scorso anno un quesito INVALSI era strutturato più o meno in questa forma: “Federica, trovandosi in questa data situazione si è comportata in questo modo. Che cosa ne pensi? Cosa avresti fatto tu al suo posto?”. Risposta del sagace studente: “OK. Mi fido di Federica”.