Terzo settore e privati possono aiutare la scuola su obiettivi strategici
Il dibattito pubblico sulla scuola, stimolato anche dalla decisione del governo Meloni e del ministro Valditara di aggiungere la parola merito alla denominazione del Ministero dell’istruzione, si è arricchito nelle ultime settimane di una serie di analisi e proposte, tra le quali anche quelle avanzate da Tuttoscuola, che inducono a sperare (per ora è solo una speranza) che il sistema scolastico italiano possa uscire finalmente dalla situazione di immobilismo inerziale e ripetitivo nel quale si trascina da decenni.
Si tratta, come spesso ha spiegato la nostra rivista, di rendere l’offerta formativa più flessibile e più motivante per gli studenti, e di liberare le risorse endogene della scuola, riconoscendo e valorizzando le diversificate competenze che in essa operano (anche mediante la creazione – per via contrattuale o legislativa – di una seria e appetibile carriera professionale), ma anche di costruire alleanze con il mondo esterno.
“Andrebbero introdotti modelli innovativi (come ad esempio quelli descritti ne La scuola che sogniamo), ma per farlo occorrerebbe in primo luogo valorizzare le migliori esperienze attivando un processo di contaminazione positiva che veda il coinvolgimento diretto delle scuole che hanno già prodotto risultati positivi, e avvalersi di soggetti interni (Invalsi, Indire) ed esterni (enti, fondazioni, agenzie qualificate) in grado di apportare competenze e know-how innovativi, e di fornire supporto e accompagnamento in una logica di collaborazione pubblico-privato. Il tutto andrebbe supportato da tanta formazione, generale e applicata ai progetti (…). Impedire tutto questo a scuole che si sono viste assegnare i fondi “a loro insaputa” e alle quali si dà poco tempo per presentare un progetto serio [ma forse questo non è richiesto, perché “bastano meno di dieci righe” da caricare in piattaforma, come ha detto in un webinar del Ministero Simona Montesarchio, forse nel tentativo di minimizzare l’onere per le scuole dopo che l’Unità del Pnrr che dirige ha impiegato oltre sei mesi per fare uscire le istruzioni operative, ndr] rischia di rendere poco efficace se non inutile l’investimento (buona parte del quale – il 64% – dovrà essere restituito, essendo a debito. E anche la parte assegnata a fondo perduto dovrà essere restituita dall’Italia se non si raggiungeranno gli obiettivi prefissati)”. Lo scrivevamo il 10 ottobre 2022, c’era ancora tempo per modificare l’impostazione delle azioni su dispersione e Scuola 4.0 del PNRR. Peccato non sia avvenuto.
A questo processo di rinnovamento possono contribuire dunque in modo importante anche soggetti esterni portatori di interessi per il migliore funzionamento del sistema scolastico (i cosiddetti stakeholders), sempre che non vengano bloccati dal conservatorismo autoreferenziale degli apparati burocratici e sindacali. Tra i soggetti esterni più interessati e attivi sono gli enti e le associazioni non profit del Terzo settore come Save the Children e Fondazioni come quella intitolata a Giovanni Agnelli (FGA), che hanno collaborato nella realizzazione di iniziative come Arcipelago Educativo, progetto che sta dimostrando sperimentalmente l’efficacia dei campi estivi, gestiti da enti del volontariato, per combattere la perdita di apprendimenti, a danno soprattutto degli alunni più fragili e poveri, dovuta alla prolungata chiusura delle scuole primarie e secondarie di primo grado durante l’estate (cliccare qui per approfondimenti). Esempi concreti di contaminazione positiva tra scuole statali, accompagnate da enti specializzati, li ha forniti anche Tuttoscuola (come i progetti di trasformazione digitale in contesti di povertà educativa dell’IC Zumbini di Cosenza e dell’IC Posatora Piano Archi di Ancona, realizzati con il coinvolgimento di un istituto di riconosciuta innovazione, l’IC Ungaretti di Melzo): progetti e format ripetibili con il coinvolgimento di tante altre scuole ricche di esperienze qualificate e di tanti altri soggetti qualificati: un modello di cooperazione dentro il sistema di istruzione e di partenariato pubblico-privato che potrebbe tornare molto utile per diffondere l’innovazione. L’educazione è un interesse collettivo ad alto valore strategico per l’avvenire della società, e il sistema di istruzione, e quindi anche la scuola statale, hanno troppi problemi e difficoltà oggettive per rifiutare il contributo di altri soggetti qualificati, secondo un intelligente e attento principio di sussidiarietà orizzontale (previsto peraltro dalla Costituzione, art. 118, c. 4).
Altre iniziative di collaborazione tra scuola e volontariato sono quelle realizzate in forma di Service Learning, che retroagiscono sulla qualità e sull’equità dell’offerta formativa istituzionale. Ma vanno considerati anche la disponibilità di soggetti privati nella riuscita delle migliori esperienze di alternanza studio-lavoro e quella di società come Adecco, importante agenzia multinazionale di selezione del personale, che offrirà agli studenti delle scuole professionali la sua consulenza in materia di mercato del lavoro in un progetto, diretto dall’economista Tito Boeri, che coinvolgerà 300 istituti del Nord, promosso dalla Fondazione Rodolfo Debenedetti con la Fondazione Unicredit e l’Università Bocconi. Ne parliamo in questa notizia.
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