Progetti PNRR, conto alla rovescia/1: le scuole saprebbero cosa fare, ma devono seguire ricette imposte dall’alto
Mancano 15 giorni alla scadenza del termine (28 febbraio 2023) per la presentazione da parte delle scuole beneficiarie (3.198 per la dispersione scolastica, tutte per Scuola 4.0) dei progetti relativi alla linea di investimento 1.4 (Divari territoriali e dispersione scolastica) e 3.2 (Scuola 4.0) del Piano nazionale di ripresa e resilienza.
Dopo i sei mesi di gestazione intercorsi tra l’emanazione del D.M. 170, firmato dal ministro dell’Istruzione Patrizio Bianchi (24 giugno 2022) e le istruzioni operative a cura dell’Unità di missione per il PNRR (e gli oltre quattro tra il D.M. 218 con il riparto delle risorse per il Piano “Scuola 4.0” e le relative Istruzioni), le scuole hanno avuto poche settimane per tutte le azioni successive per firmare un “Atto d’obbligo” con l’Unità di missione, che sarà pieno di impegni da sottoscrivere e di responsabilità da assumere da parte delle scuole (mentre ci saranno molti “caveat” a protezione dell’Amministrazione).
Ma la responsabilità più grande – lo abbiamo scritto ed è giusto ripeterlo in questo periodo dove l’affanno, misto alla preoccupazione, rischia di avere il sopravvento – non sarà scritta nel contratto con il Ministero ed è quella di fare in modo che i progetti portino veramente a un salto di qualità nell’offerta formativa a beneficio degli studenti. Anche, se possibile, malgrado gli errori di impostazione di chi ha pensato quelle Azioni (che si spera ne risponderà), perché è in primo luogo agli studenti di oggi e di domani che lo si deve.
Riguardo all’Intervento per la lotta alla dispersione scolastica abbiamo già evidenziato alcune criticità e proposto alternative prima dell’emanazione delle Istruzioni, senza che questo abbia sortito alcun effetto (PNRR e dispersione: non è che si sta pensando a un mega ‘corso di recupero’?, 10 ottobre 2022). Indipendentemente dalle caratteristiche delle scuole, dalle loro esigenze, dal modello di scuola a cui si ispirano, dalla fattibilità pratica, è stato deciso centralmente che le scuole dovranno attuare determinati tipi di interventi (mentoring, counseling, formazione e orientamento per studenti e genitori, percorsi di potenziamento delle competenze di base, di motivazione e ri-motivazione, percorsi formativi e laboratoriali extracurriculari), che si tradurranno di fatto in un mega “corso di recupero” pomeridiano, che non è chiaro da chi sarà tenuto, perché di veri esperti in grado di fare quegli interventi non ce ne sono abbastanza per i 470 mila studenti da raggiungere, con interventi individualizzati o per piccoli gruppi, entro il 31 dicembre 2024 (per le leve successive – non essendo intervenuti sul modo di fare scuola – si penserà a un nuovo Pnrr?). Ma poi: chi ha detto che siano queste le strade migliori per abbattere la dispersione? Sono in grado di rispondere alle numerose cause, endogene ed esogene che sono alla radice del fenomeno? Ogni scuola conosce meglio di chiunque altro le proprie esigenze, semmai ha bisogno di risorse ed eventualmente di supporti qualificati per rafforzare la propria azione, non di ricette uguali per tutte e imposte dall’alto.
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