Tempo pieno: la riforma delle riforme per la scuola primaria. È la priorità?

In mezzo secolo di vita il tempo pieno nella scuola primaria è cresciuto gradualmente in consensi delle famiglie, numero di iscritti e aumento di posti di docente, raggiungendo nel 2017-18, rispetto al dato complessivo nazionale, il 35,7% di alunni iscritti e il 33,6% di classi funzionanti.

Governi di centrodestra e di centrosinistra hanno sostenuto la crescita.

L’attuale governo vuole fare di più, molto di più: generalizzare ovunque il tempo pieno, come ha dichiarato il vice-premier Di Maio.

Un simile obiettivo non era nemmeno previsto nel programma elettorale del Movimento (“Smantellare la riforma Gelmini significa anche ripristinare il tempo pieno e le compresenze nel primo ciclo d’istruzione: il MoVimento 5 Stelle intende lavorare affinché la scuola primaria italiana torni ad essere un’eccellenza nel mondo”), né tantomeno nel contratto di governo dove nemmeno appare il termine tempo pieno.

Ma tant’è, se la Lega e il ministro Bussetti sono d’accordo.

La generalizzazione del tempo pieno sarebbe importante, ammesso che sia richiesta da tutte le famiglie, ma non è una priorità. Ci sono altre priorità in questo momento da realizzare, come, ad esempio, la stabilizzazione dei posti di sostegno e la formazione specialistica dei docenti preposti, il superamento delle reggenze, il reclutamento.

Ma c’è un’altra questione, appunto, ben più rilevante: l’assenso delle famiglie.

La generalizzazione del tempo scuola per l’intera giornata, che imposta dall’alto assumerebbe un sapore da pianificazione statalista di altri tempi e luoghi, potrebbe non trovare d’accordo migliaia di famiglie che rivendicherebbero il diritto di scelta educativa.

Un’ipotesi, comunque, che richiederebbe investimenti e condizioni che oggi non sembrano sussistere.

Leggi il servizio completo sul tempo pieno:

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