Tagli o non tagli, il tempo pieno avanza ancora

Quando la commissione Bertagna licenziò in bozza i primi studi per la riforma con modifiche degli orari di lezione, furono in molti a temere il peggio sull’orario lungo. Le prime indicazioni, non sufficientemente chiare, sul tempo pieno nella scuola elementare, poi rettificate e precisate ufficialmente dal ministero, fecero pensare comunque alla riduzione, anzi alla scomparsa di quel tipo di servizio.
I tagli degli organici messi in atto anche sulla scuola elementare e le indicazioni ministeriali per un congelamento di fatto del tempo pieno (CM n. 77 dell’8 luglio 2002) già da quest’anno, fecero pensare che il settore non si sarebbe più ampliato, preparandosi al suo ineluttabile declino.
Non mancarono anche alcune strumentalizzazioni politiche, prima che il ministro assicurasse a tutti che il tempo pieno sarebbe stato garantito.
E invece, cosa esce dal cilindro dei dati ministeriali, ufficiosi ma ormai definitivi, per il 2002-03 (Tempo pieno della scuola elementare a.s. 2002-03)? Il tempo pieno è aumentato sia nel numero di alunni sia nel numero delle classi.
Anche in Lombardia, dove, più che altrove, si è manifestato e scioperato per quello che è stato ritenuto un “attacco” al tempo pieno, si è verificato un aumento sia di iscritti sia di classi proprio in questa formula di tempo scuola.
Complessivamente in tutta Italia, dalla prima alla quinta classe, vi sono meno alunni dello scorso anno, con diversa distribuzione rispetto al tempo scuola; infatti vi sono 40 mila alunni in meno nel tempo normale, ma vi sono 20 mila in più nel tempo pieno.
Nelle prime classi un alunno su quattro (25%) ha preferito il tempo pieno al tempo normale. Circa dieci anni fa gli alunni che sceglievano il tempo pieno erano circa il 15% di tutti gli iscritti; quest’anno hanno raggiunto nelle cinque classi il 23,6%, con un tasso costante di incremento annuo di circa l’1%.