Social: vietare l’accesso ai minori?

Dopo avere ottenuto un largo consenso per il divieto assoluto di utilizzo degli smartphone a scuola, il ministro Valditara ha compiuto un altro passo avanti nel commentare il ferimento di alunno da parte di una compagna di classe dodicenne per punirlo di una spiata all’insegnante.

“Dobbiamo vietare l’utilizzo dei social ai minori di 15 anni – ha dichiarato. Vogliamo proteggere i nostri giovani”.

L’annuncio del divieto di utilizzo dei social sembra non avere un rapporto diretto con l’accaduto, ma probabilmente il ministro ha certamente interpretato un sentimento diffuso di forte preoccupazione per i tanti episodi di violenza ingiustificata da parte di giovanissimi registrati in questi mesi.

Recentemente il pedagogista Daniele Novara e lo psicoterapeuta Alberto Pellai hanno proposto di vietare per legge l’uso degli smartphone fino ai 14 anni (come ha previsto il ministro con la sua circolare) e l’iscrizione ai social fino ai 16

I bambini che utilizzano strumenti tecnologici e interagiscono con gli schermi – hanno precisato – subiscono due danni: uno diretto, legato alla dipendenza; uno indiretto, perché l’interazione con gli schermi impedisce di vivere nella realtà le esperienze fondamentali per un corretto allenamento alla vita”. I due esperti hanno, inoltre, precisato che la loro non è una presa di posizione anti-tecnologica “ma l’accoglimento di ciò che le neuroscienze hanno ormai dimostrato: ci sono aree del cervello, fondamentali per l’apprendimento cognitivo, che non si sviluppano pienamente se il minore porta nel digitale attività ed esperienze che dovrebbe invece vivere nel mondo reale”.  

Dopo il divieto dell’uso degli smartphone a scuola, sembra, dunque, farsi strada anche la proposta di vietare ai minori l’iscrizione ai social.

In Australia una proposta del genere sta per diventare legge. L’ha annunciato il primo ministro Anthony Albanese, precisando che la legge dovrebbe approdare in Parlamento entro fine novembre. Ha motivato la decisione affermando che gli algoritmi dei social media mostrano contenuti inquietanti a bambini e adolescenti e che la scelta dei 16 anni come età adeguata all’accesso ai social è stata fatta dopo una serie di studi.

Se la maggior parte degli esperti concorda sul fatto che i social media possono danneggiare la salute mentale degli adolescenti, molti si dividono sull’efficacia del tentativo di metterli “fuori legge”. Per alcuni esperti, i divieti non fanno altro che ritardare l’esposizione dei giovani ad applicazioni come TikTok, Instagram e Facebook, invece di insegnare loro a navigare con consapevolezza in “spazi” complessi. Permangono, inoltre, dubbi sulle modalità di attuazione, dato che esistono strumenti in grado di aggirare i requisiti di verifica dell’età.

Siamo forse a una svolta che, comunque, per avere consistenza dovrà trovare sostegno e condivisione da parte della società civile, a cominciare dalle famiglie.

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