Secondo ciclo/2. Ma quanti problemi…

I decreti legislativi sul secondo ciclo (quello sui licei e quello sul sistema di istruzione e formazione, che richiede peraltro la previa intesa delle Regioni) dovranno essere adottati entro l’11 aprile 2005, 24 mesi dopo l’entrata in vigore della legge 53/2003. Cioè tra meno di sei mesi.
L’impresa appare ardua non solo perché l’elaborazione dei decreti è soltanto agli inizi, ma anche per l’oggettiva complessità dell’operazione: complessità politica (la maggioranza è divisa sulle modalità di costruzione dei due sistemi), istituzionale (le Regioni vogliono più voce in capitolo su quasi tutto), progettuale (c’è la questione dei tre licei che si articolano in indirizzi, e poi la “quota” regionale, e poi lo spazio da lasciare all’autonomia delle scuole), di politica del personale (cattedre vecchie e nuove, classi di concorso, mobilità legata alle innovazioni).
Vanno considerati i vincoli che la legge impone alla progettazione, a partire da quelli che derivano dal fatto che i diversi percorsi del secondo ciclo hanno finalità comuni, e devono essere costruiti in modo da consentire i passaggi all’interno dei due sistemi e tra di essi. Perciò sarebbe preferibile partire dall’individuazione degli elementi comuni a tutti i percorsi del secondo ciclo individuando le relative discipline, conoscenze e abilità, e prevedendone la successiva contestualizzazione (o “curvatura”) da parte delle scuole e degli insegnanti. Ma non sembra che finora si sia proceduto in questo modo nemmeno per i licei.
C’è poi il problema dei criteri di individuazione delle conoscenze e abilità, criteri che non dovrebbero dar luogo a rigidi repertori, ma ad indicazioni ampie e inclusive, tali da favorire l’attività, affidata agli insegnanti, di costruzione dei Piani di Studio Personalizzati. Altrimenti crescerebbe il rischio del rifiuto, da parte dei docenti, delle Indicazioni nazionali, magari in nome dell’autonomia, come sta succedendo in alcune scuole del primo ciclo…