Se torna la guerriglia urbana

Se si comportano da guerriglieri, da guerriglieri vanno trattati“. Ha fatto rumore la frase pronunciata a caldo dal ministro Brunetta per stigmatizzare il comportamento degli studenti universitari scontratisi con la polizia il 18 marzo 2009 (giorno dello sciopero della Flc-Cgil) nel tentativo di dar vita a un corteo non autorizzato.

Lo stesso ministro ha poi declassato i presunti guerriglieri al rango di “ragazzotti in cerca di sensazioni“, mentre un coro di amici, compresa la collega di governo Gelmini, e di avversari lo invitava a fare retromarcia o almeno a gettare acqua sul fuoco. “Il ministro Brunetta, come tutti sanno, a volte usa toni forti e provocatori“, ha detto per esempio la Gelmini, “ma certamente condivide la preoccupazione per quanto è avvenuto e l’auspicio che l’università sia sempre il luogo del dialogo e non della violenza“.

Sta di fatto però che il corteo bloccato sul nascere dalla polizia è stato il primo tentativo di infrangere l’accordo, sottoscritto pochi giorni prima dai sindacati – compresa la Cgil – con il comune di Roma, relativo alla disciplina delle manifestazioni di strada. Qualcuno, anche a sinistra, deve aver pensato al 1977, quando fu impedito all’allora capo carismatico della Cgil Luciano Lama di parlare agli studenti dell’università di Roma, e al prolungato strascico di scontri e di episodi di guerriglia urbana degli anni successivi.

La decisione di bloccare sul nascere il corteo degli universitari di Roma, egemonizzato anche oggi, come allora, da gruppi critici nei confronti della sinistra tradizionale, rappresenta con ogni probabilità il tentativo di prevenire sviluppi analoghi.