Verso una scuola che valorizza il talento individuale?

Una buona parte del discorso programmatico pronunciato dal ministro dell’Istruzione e del Merito Giuseppe Valditara dinanzi alle Commissioni Cultura riunite di Camera e Senato è stata dedicata all’esposizione della sua visione del ruolo della scuola: non di quella attuale ma di quella che a suo avviso occorre cominciare a costruire nel corso della legislatura.

La scuola che ho in mente”, sono le sue parole, è “una scuola che accompagni con costanza i giovani e li aiuti davvero, ciascuno a valorizzare i propri unici e personali talenti come risorsa personale e come ricchezza di tutti. Serve una scuola che si adatti agli studenti, non sono gli studenti che devono adattarsi alla scuola. E poi ancora: “L’orizzonte è quello di contribuire, attraverso una grande alleanza tra scuola, famiglia, studenti, il mondo del lavoro e quello delle istituzioni territoriali, a sanare le diseguaglianze relative alle condizioni di partenza di ciascuno. Dando così piena attuazione al dettato e allo spirito della Costituzione”.

Parole impegnative che, almeno sulla carta e nelle intenzioni, non sembrano corrispondere a una visione gerarchica e selettiva della scuola, di tipo neogentiliano, ma piuttosto a un modello inclusivo, centrato sulla valorizzazione dei talenti individuali, capace di “consentire alla scuola di funzionare da ascensore sociale”.

Un modello di scuola che, come avevamo già segnalato nella newsletter dello scorso 21 novembre, sembra far parte di un più complessivo disegno di fondazione teorica di una Destra democratica, ancorché conservatrice (nel significato anglosassone di conservative), nel quale Giuseppe Valditara appare impegnato in questa fase della sua consolidata esperienza politica, segnata anche dalle tre legislature (2001-2013) nelle quali, da senatore e responsabile scuola di AN, fu uno dei più stretti supporter della svolta moderata e costituzionale impressa a quel partito dall’allora leader Gianfranco Fini. 

Vedremo presto se alle parole e alle intenzioni risponderanno fatti concreti. La valorizzazione dei talenti individuali in una scuola “che si adatti agli studenti” e capace di “sanare le diseguaglianze relative alle condizioni di partenza di ciascuno” comporterebbe una radicale personalizzazione dei percorsi formativi, l’eliminazione degli standard minimi di apprendimento (salvo che per un limitato core curriculum di competenze di base) e delle bocciature (salvo casi particolari). Un progetto, insomma, più rivoluzionario che conservatore.

Chi vivrà vedrà. Comunque, va seguito con interesse, a nostro avviso, lo sforzo di riflessione e riprogettazione in corso a destra – ma anche a sinistra – sul rapporto tra scuola e società anche dal punto di vista dei valori civili e costituzionali da difendere. Di tale riflessione fa parte anche l’ultimo libro di Luca Ricolfi, da pochi giorni in libreria, di cui parliamo nella notizia successiva.

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