Sciopero del 30 maggio/1. La difficile scommessa dei sindacati…

La “difficile scommessa” di cui parlava il pedagogista Raffaele Laporta nell’omonimo libro pubblicato nel 1971 era quella che puntava sul collegamento dell’innovazione scolastica con quella sociale in un comune disegno riformatore. Una scommessa che assegnava agli insegnanti un ruolo decisivo, sempre che essi ne acquisissero la consapevolezza (oltre che la indispensabile, per Laporta, competenza professionale). Un ruolo di cui provarono a farsi interpreti gli allora nascenti sindacati confederali in un rapporto di forte confronto con i governi e ministri del tempo, che portò comunque ad accordi e contratti nel rispetto della primaria responsabilità del Parlamento nella definizione della politica scolastica, come si vide, per esempio, nella vicenda dei “Decreti delegati” del ministro Malfatti (1973-1974).

Nei decenni successivi si è consolidata una prassi di rispetto dei ruoli, salvo che nella clamorosa e totalitaria protesta contro la renziana legge 107/2015, che sfociò nel più gigantesco e partecipato sciopero scolastico del XXI secolo guidato dai sindacati (che invece subirono l’altro grande sciopero spontaneo del 2000 contro il “concorsone” di Berlinguer).

In entrambi i casi gli insegnanti si ribellarono in primo luogo a causa del mancato riconoscimento della loro professionalità: via quiz meritocratici per Berlinguer, tramite i superpoteri dei “presidi sceriffi” per la Buona Scuola. Ma nel primo caso i sindacati furono le vittime, insieme a Berlinguer, della rivolta degli insegnanti, nel secondo ne sono stati gli interpreti. Non molto diversi però gli esiti: nel primo caso la proposta di una carriera meritocratica fu ritirata, nel secondo i superpoteri dei presidi (assunzione tramite chiamata e premi discrezionali agli insegnanti) sono stati di fatto cancellati dopo la sconfitta di Renzi nel referendum istituzionale del 2016.

Come si comporteranno gli insegnanti il 30 maggio, dopo la chiamata allo sciopero da parte di tutti i sindacati rappresentativi (compreso l’Anief, che si è aggiunto ai cinque che lo avevano proclamato il 9 maggio, dopo il fallimento del tentativo di conciliazione presso il Ministero del Lavoro)? I sindacati contano su una vasta partecipazione, ma anche la loro è, questa volta, una “difficile scommessa”, perché in caso di scarsa adesione il governo e la maggioranza parlamentare che lo sostiene – che già sono condizionati dal fatto che questo pacchetto di riforme è necessario a sbloccare una importante tranche di fondi previsti dall’Europa nell’ambito del PNRR – sentirebbero di avere definitivo via libera nel disciplinare per legge alcune importanti materie che per i sindacati dovrebbero essere oggetto di contrattazione.

Ma anche il governo, e il ministro Bianchi, hanno fatto una scommessa altrettanto difficile: se lo sciopero avrà successo, più forte sarebbe il richiamo a rivedere in parte le riforme scolastiche in cantiere (comprese quelle legate al PNRR), o comunque a farle diventare oggetto di contrattazione. Come si spiega nella notizia successiva.

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