Riforma/3. Le Regioni valutano la possibilità di impugnare gli atti

Le migliaia di ragazzi e genitori che aspettano certezze non sanno ancora i quadri orari” – afferma Giovanna Pentenero, assessore regionale all’istruzione del Piemonte – e “nonostante ciò abbiamo cercato di andare avanti, correndo il rischio, come purtroppo è avvenuto, di ritrovarci con un piano dell’offerta formativa non coerente con il nuovo quadro normativo”.

La riforma della scuola superiore – sostiene Maria Prodi, assessore regionale all’istruzione dell’Umbria – “è stata maliziosamente differita fino allo scioglimento dei Consigli regionali e a ridosso delle iscrizioni scolastiche, così da impedire alle Regioni di svolgere il loro ruolo di pianificazione dell’offerta formativa“. Gli uffici scolastici regionali statali si “attribuiscono competenze proprie delle Regioni con la possibilità, che anche per la Regione Umbria sta valutando, di vedere impugnati atti lesivi delle competenze regionali“.

Anche per le diverse letture che si danno circa i requisiti per attivarlo – in maniera automatica solo laddove sono state avviate sperimentazioni ovvero con laboratori di chimica e fisica, informatica o economia – la situazione non va meglio per il nuovo indirizzo di “scienze applicate”, inserito nella programmazione dell’offerta formativa di molte regioni, la cui concreta attivazione è subordinata alla disponibilità di adeguate risorse nell’organico del personale docente, determinato a livello nazionale non prima del prossimo 30 aprile.

Su una materia così delicata quale è la programmazione del servizio pubblico d’istruzione, che investe in primo luogo genitori e giovani, va contrastato il rischio di strumentalizzazioni politiche che al massimo potrebbero condurre ad individuare un “colpevole politico” o ad attivare un copioso contenzioso. Occorre far prevalere il senso di responsabilità, dando spazio ad un riesame delle diverse situazioni locali per giungere a soluzioni idonee ad assicurare concretezza operativa al principio di leale collaborazione tra un centro (Miur) che definisce criteri ed obiettivi delle politiche per la scuola e un contesto istituzionale territoriale (Regioni ed Enti locali) che individua gli strumenti concreti (la programmazione dell’offerta formativa) per realizzare gli obiettivi formativi.