Convegno Cisl: i percorsi tecnico-professionali siano formativi
La CISL Scuola ha dedicato un seminario del proprio Consiglio Generale, svoltosi il 14 marzo all’Auditorium Carlo Donat-Cattin di Roma, al tema della riforma dei percorsi di istruzione tecnica e professionale, in discussione in Parlamento.
A introdurre l’argomento sono stati Arduino Salatin, esperto di politiche dell’istruzione e della formazione, già componente della commissione De Toni che delineò nel 2008 il riassetto dell’istruzione tecnica e professionale voluto dal Governo Prodi, ed Emmanuele Massagli, ricercatore della LUMSA di Roma, che hanno inquadrato il tema della riforma “in fieri” valutandone rischi operativi e opportunità pedagogiche.
La CISL Scuola parte dalla convinzione che una rivisitazione profonda dell’istruzione tecnica e professionale, nell’ambito di una riorganizzazione complessiva del nostro sistema educativo e dell’orientamento scolastico e universitario, sia comunque importante e urgente, per rafforzare l’inclusività, ridurre la dispersione scolastica e offrire ai giovani migliori opportunità di inserimento nella vita adulta.
È stato ricordato che vari governi di diverso colore si sono posti ripetutamente questo obiettivo, senza ottenere risultati apprezzabili. Ora però esso ha ricevuto una nuova e forte spinta dal PNRR, nel quale viene ribadito che “indipendentemente dai divari tra nord e sud, la nostra scuola primeggia a livello internazionale per la forte base culturale e teorica. Senza perdere questa eredità, occorre investire in abilità digitali, abilità comportamentali e conoscenze applicative”.
Per la CISL il quadro generale degli interventi che derivano dal PNRR è positivo, ma esposto al rischio di una curvatura eccessiva verso i temi dell’occupabilità, laddove è compito della scuola, si legge nel dossier presentato al seminario, “formare a una conoscenza che non sia solo strumento, ma ‘attitudine’ che accompagni le persone lungo tutto l’arco della loro esistenza”.
Un rischio che corre soprattutto la formazione professionale gestita dalle Regioni (IeFP), debole e frammentata sul territorio. Ma che può riguardare anche i nuovi percorsi 4+2, se non ne verrà salvaguardata la valenza formativa, senza subordinarla alle logiche di breve periodo legate alla soddisfazione della domanda di profili professionali meramente esecutivi proveniente dal locale mercato del lavoro.
A conclusione dei lavori del seminario, prima del segretario confederale CISL Sauro Rossi, la segretaria generale della CISL scuola, Ivana Barbacci, è intervenuta sottolineando l’attualità delle parole di Howard Gardner, teorico delle intelligenze multiple, che ha voluto riproporre condividendole: “In futuro tutto ciò che è prevedibile e governato da regole sarà automatizzato. Quindi solo quelle persone che possiederanno un’educazione completa, vasta e flessibile, potranno avere un ruolo produttivo in questo nuovo mondo. In tutti i paesi del mondo l’educazione è quindi ai primi posti nella lista delle questioni di interesse pubblico, sarebbe un grave errore permettere al mercato di controllare l’istruzione. In passato potevamo accontentarci di un’educazione basata sull’alfabetizzazione nelle conoscenze di base, che copriva le discipline principali, e preparava gli allievi sulla loro cultura nazionale. Dobbiamo mantenere questi tre punti focali, ma ne dobbiamo aggiungere altri due: preparazione al lavoro interdisciplinare e preparazione a vivere in un mondo globale … mantenendo vivi i fondamentali valori di responsabilità e umanità”.
I nuovi percorsi tecnici e professionali, insomma, sono un’opportunità, ma devono restare formativi.
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