PISA 2018: Paul Morris (UK) sui ‘paradossi’ della visione OCSE dell’educazione

Del programma OCSE-PISA si è parlato in modo approfondito anche in occasione del seminario internazionale, promosso dalla Sicese (Sezione Italiana della Comparative Education Society of Europe), che si è svolto lo scorso 6 dicembre a Roma presso la Sala lettura di Villa Mirafiori, sede del dipartimento di Scienze dell’educazione e della formazione dell’Università degli Studi di Roma “La Sapienza”.

Il seminario, al quale sono intervenuti i pedagogisti Carlo Cappa, Pietro Lucisano e Ignazio Volpicelli, ha seguito con vivo interesse la relazione di Paul Morris, noto studioso di educazione comparata dell’Institute of Education della University of London, intitolato “‘Comparative Education (Measurement)’: the paradoxes of OECD’s vision of education and the reconstruction of Creativity and Global citizenship”.

Morris, che ha una vasta esperienza internazionale (ha tra l’altro vissuto a lungo a Hong Kong),  ha sottolineato la contraddittorietà di un modello valutativo come quello adottato dall’OCSE con il programma PISA, che intenderebbe misurare e mettere a confronto non solo le performance – sia pure in un ristretto numero di competenze di base – di sistemi che hanno caratteristiche (storia, contesti, valori, risorse) profondamente diversi, ma allargare l’indagine anche a competenze complesse come la creatività e il senso di appartenenza alla Cittadinanza globale, definite peraltro sulla base di parametri propri della cultura occidentale inapplicabili e incomprensibili in molti luoghi  poveri del mondo.

C’è una contraddizione insolubile, ha sostenuto Morris in polemica con Andreas Schleicher, responsabile del programma PISA, nella pretesa di valutare con metodologie standardizzate competenze individuali per definizione non standardizzabili e non misurabili come la creatività o il pensiero critico, ed è paradossale parlare di Cittadinanza globale in presenza di una molteplicità di cittadinanze locali che esprimono valori contrastanti, non riconducibili a un unico modello globale.   

L’idea, che circola in ambienti OCSE, di invitare i governi a ridurre se non azzerare le ripetenze ampliando nello stesso tempo la gamma delle competenze da misurare anche a quelle in realtà non misurabili corrisponderebbe, secondo Morris, al disegno strategico OCSE di coinvolgere tutti i quindicenni del mondo in un disegno di uni-formazione alla visione individualista e neoliberista consona agli interessi del capitalismo nordamericano. (O.N.)