Perché una scuola dovrebbe aderire alla sperimentazione della filiera 4+2? La mia esperienza come preside

di Maurizio Adamo Chiappa*

Sono Maurizio Adamo Chiappa, preside dell’Istituto Tecnico Industriale “Guglielmo Marconi” di Dalmine (BG), una scuola di 1250 studenti, 50 classi, con diversi indirizzi tecnologici (informatica, telecomunicazioni, energia, elettrotecnica, elettronica, automazione, chimica dei materiali). In questi giorni sta montando la polemica sul perché una scuola tecnica o professionale dovrebbe aderire alla sperimentazione della filiera “4+2”. Chi è schierato dalla parte del no porta avanti cinque motivazioni: non si può fare il programma dei cinque anni in quattro per poi potere accedere all’università, non è garantito l’organico dei docenti, sono previsti contratti di prestazione d’opera di personale proveniente dalle aziende in sostituzione dei docenti, si anticipano a quindici anni i percorsi di PCTO e la scuola viene avviata verso una condizione ancillare nei confronti delle aziende.

Lungi da me sostituirmi a chi è più autorevole del sottoscritto per confutare queste motivazioni, mi permetto di condividere quali sono le ragioni per cui la mia scuola ha chiesto di aderire alla sperimentazione con una votazione a larghissima maggioranza del Collegio dei Docenti e all’unanimità del Consiglio di Istituto. Innanzitutto una premessa di carattere personale: il sottoscritto ha avuto la fortuna di diplomarsi come “perito capotecnico” in informatica all’ITIS Paleocapa nel lontano 1987 e, dopo una laurea in fisica, fare il docente in un ITIS di cui poi è diventato preside nel 2014. Diciamo quindi che l’istruzione tecnica mi ha permesso di diventare quello che sono adesso .

Ma quali sono le motivazioni per cui una scuola dovrebbe aderire alla sperimentazione? La motivazione è una sola e sta nella parola “filiera”. Quello che si propone è la costruzione di un percorso strutturato possa permettere agli studenti di diventare dei moderni “periti capotecnici” (quelli bravi parlerebbero di qualifiche a EQF 5) come tantissime aziende ci stanno chiedendo da ormai troppo tempo. Impressionano, infatti, gli ultimi dati Excelsior per quanto riguarda la provincia di Bergamo: nel 2022 i diplomati ITS riuscivano a coprire solo 1,3% del fabbisogno occupazionale, con la presenza di 8 fondazioni ITS, 31 corsi attivati e circa 1500 iscritti.

Non è un problema di assunzioni, per fortuna come indicano le ultime indagini di Eduscopio, più dell’80% dei miei studenti trova lavoro in un raggio di 8 km da casa, ma di qualità e tipologia di inserimento lavorativo – infatti all’estero si parla di “tecnologi” – , cosa che un laureato (triennale o magistrale) per il percorso di studio che ha affrontato non può garantire perché ha studiato per altro e ha altre aspirazioni.

E le obiezioni che vengono portate avanti? Si potrebbe rispondere molto facilmente che non sono vere in quanto la sperimentazione prevede il mantenimento dell’organico dei cinque anni in quattro, che dal 2005 (D.lgs. n.77/2005) i percorsi di alternanza scuola-lavoro (PCTO) si possono svolgere compiuti i quindici anni. Sul fatto che la scuola possa fare contratti di prestazione d’opera per potenziare le attività laboratoriali inviterei a leggere un po’ di storia dell’istruzione tecnica e a confrontarsi con i miei colleghi presidi sulle difficoltà che abbiamo a garantire delle attività laboratoriali di qualità soprattutto adesso che, grazie ai fondi PON e PNRR ci stiamo dotando di laboratori con tecnologie in linea con quello che gli studenti troveranno nelle aziende.

Per quanto riguarda la preparazione per l’università ricordo, come ho fatto in collegio, che succedeva anche ai miei tempi: ricordo infatti di una mia cara amica che, avendo fatto il liceo classico, si è portata l’esame di analisi uno fino all’ultimo. Quello che conta non è la quantità ma la qualità di quello che apprendi.

Per ultimo voglio lasciare l’obiezione che con la sperimentazione si pone la scuola al servizio delle aziende. Sarebbe troppo facile ricordare come e perché sono nati gli istituti tecnici e gli istituti professionali e che la scuola deve rivolgersi a tutti e quindi far sviluppare tutte le possibili intelligenze (Gadner), promuovere “capacitazioni” (Nussbaum) ma mi piace anche ricordare che la scuola deve essere equa (Rawls), dare a ciascuno quello di cui abbisogna per vivere una vita “buona”.

*Dirigente Scolastico ITI Guglielmo Marconi di Dalmine (BG)

 

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