Riforma istituti tecnici e professionali, alla Calabria primato di adesioni al 4+2. Princi: ‘Accogliere le sfide del cambiamento’

La Calabria fa segnare un primato al mondo della scuola. È infatti la regione, come la Lombardia, con il maggior numero di adesioni alla riforma degli Istituti tecnici e professionali, modello 4+2. Qui sono infatti ben 24 le scuole (su un totale di 176 istituti su tutto il territorio nazionale) che hanno aderito alla sperimentazione, 30 le filiere formative attivate costituite dagli istituti tecnici, professionali (4 anni), dagli Istituti Tecnici Superiori (2 anni) con il coinvolgimento delle aziende e degli Ordini professionali e delle Università. Questo mentre tante scuole lamentavano la mancanza di tempo a disposizione per valutare con consapevolezza la proposta e presentarla alle famiglie con tempi distesi rispetto alle iscrizioni. A dare la ricetta di questo successo è Giusy Princi, vicepresidente della Giunta regionale, con delega tra le altre materie all’Istruzione, già dirigente scolastico promotrice tra l’altro del liceo a indirizzo biomedico, in un’intervista a Tuttoscuola.

Riforma del 4 + 2: è possibile iscriversi già da qualche giorno. Tante scuole hanno lamentato difficoltà nell’attivazione di questi percorsi, prima di tutto per via del poco tempo che hanno avuto a disposizione per attivarli e presentarli alle famiglie. Eppure la Calabria è una delle regioni con il maggior numero di istituti che hanno attivato questi nuovi percorsi, 24 per l’esattezza. Come è stato possibile?

“C’è stata un’importante azione di accompagnamento delle scuole e delle famiglie – svolta in sinergia con il direttore dell’USR Calabria, Antonella Iunti – rispetto a quella che è una sperimentazione, una riforma che riteniamo essere indispensabile perché occorre determinare quelle competenze tecniche e specialistiche di cui ha bisogno il mercato del lavoro italiano e, più nel particolare quello calabrese. Non dimentichiamo che nei prossimi anni, come si evince da un’indagine Excelsior, avremo circa l’80% dei profili sempre più tecnici e specialistici richiesti dalle aziende. Per questo la Calabria si è attivata coinvolgendo le istituzioni scolastiche – io stessa sono stata dirigente scolastica, vengo dalla scuola – e si è lavorato insieme costituendo una filiera che ha interessato tutti gli ITS calabresi, le imprese e l’IeFP. Quindi lavorando, studiando, camminando attraverso iniziative di sensibilizzazione (perché ogni riforma, ogni ‘nuovo’ che può indurre disorientamento deve essere accompagnato da corrette informazioni). E lavorando in squadra si è stati vincenti”.

Tante famiglie sono scettiche verso questo tipo di percorsi, soprattutto per via dell’anno in meno rispetto ai percorsi canonici. Lei cosa direbbe a questi genitori?

“Che devono accogliere le sfide legate al cambiamento per dare nuove opportunità ai loro figli. E’ normale che ogni novità destabilizzi, ma è bene anche affidarsi alle istituzioni. In Calabria abbiamo cercato anche attraverso il prezioso contribuito del ministro di spiegare le opportunità del modello 4+2 alle famiglie andando a sfatare i luoghi comuni, quali per esempio il mancato riconoscimento dei 4 anni. Dobbiamo adeguarci all’Europa dove tutti i corsi sono quadriennali. Quando a 18 anni un ragazzo ha un titolo di studio può già immettersi nel mercato del lavoro. Questa è una grande opportunità e anche le famiglie sono recettive a questo cambiamento, hanno capito quella che è la bontà della riforma e le opportunità che stiamo dando ai loro figli e che nel nostro caso diamo anche alla Regione. Affidiamo a queste nuove competenze quello che è il cambiamento e lo sviluppo economico – sociale. Quello lavorativo calabrese è un modello che si va sempre più a performare sulle tante nuove richieste arrivate, per esempio, anche dal ponte sullo Stretto che prevede 10mila posti di lavoro in fase di costruzione e mille posti ogni anno per la manutenzione. Non possiamo restare indietro: dobbiamo ridurre il mismatch tra domanda e offerta di lavoro”.

Esiste ancora la tendenza di un cattivo orientamento di indirizzare i ragazzi più studiosi verso i licei e quelli apparentemente meno dotati verso gli istituti tecnici e professionali…

“E’ un vecchio retaggio culturale che va a legare i licei a scuole di serie A e gli istituti tecnici e professionali a scuole di serie B. Una tendenza che si può invertire facendo una corretta informazione. Dobbiamo coinvolgere come stiamo cercando di fare noi in Calabria tutte le istituzioni scolastiche di primo grado. Deve essere fatta infatti una buona azione di orientamento in primis dalle scuole medie,  che riescano a spiegare alle famiglie quelle che sono le opportunità e le novità legate a ogni indirizzo della scuola di secondo grado. La parola chiave è quindi: informazione corretta”.

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