Pandemia e didattica/1. Le occasioni perdute

Sono 1.275 le scuole italiane in cui è stato riscontrato ad oggi almeno un caso di coronavirus. È questo il bilancio parziale, in continua evoluzione, della diffusione del Covid negli istituti scolastici elaborato da Lorenzo Ruffino, iscritto a Economia all’Università degli studi di Torino, e da Vittorio Nicoletta, dottore di ricerca in Sistemi decisionali in Canada. Si basa sulle notizie apparse sui media e sulle segnalazioni ricevute dal territorio. E siamo ancora ai primi giorni di scuola, considerato che in alcune regioni le lezioni sono iniziate da una settimana e ci sono scuole che ancora non hanno aperto per problemi di contagi, come a Fuscaldo in Calabria.

Ma anche dove si fa lezione, l’orario è in molti casi ridotto, a causa della mancanza di docenti, di spazi, di banchi o per altre limitazioni legate al distanziamento. Sono già tantissime le ore di lezione perse dagli studenti, che si aggiungono a quelle dell’anno scorso. Si sta verificando il pericolo della scuola diminuita paventato da tempo da Tuttoscuola (https://www.tuttoscuola.com/no-alla-scuola-diminuita/ ).

Si è fatto e si sta facendo tutto il possibile per limitare questa emorragia che debilita il diritto allo studio?

Nello scorso mese di aprile 2020, in pieno lockdown (il premier Conte lo aveva appena prolungato fino al 3 maggio), avevamo prospettato tre scenari previsionali per l’anno scolastico 2020-2021, nell’ipotesi di una persistenza del rischio Covid-18, o addirittura di una sua recrudescenza, sollecitando l’adozione di misure adeguate a fronteggiare in ogni caso gli eventi.

Vediamo il primo scenario: la scuola riapre in presenza ma per garantire il distanziamento si rende necessario ricorrere per una parte delle scuole e degli studenti alla didattica a distanza (DaD). È al momento lo scenario che si è avverato, anche se ora al posto della stoltamente demonizzata DaD (invece di concentrarsi sulle condizioni di successo per intervenire su ciò che non ha funzionato) è stata prevista la DiD (Didattica integrata Digitale), della quale comunque la DaD è parte costitutiva. Tra le occasioni perdute va annoverata anche quella di non aver predisposto già da aprile-maggio un organico e capillare piano di formazione dei docenti in vista di una tale eventualità, dopo le azioni emergenziali delle prime settimane post lockdown, alle quali aveva contribuito in maniera sostanziale Tuttoscuola con una robusta azione formativa di ben 600 ore erogate in diretta, nell’ambito dell’iniziativa di solidarietà #LaScuolaAiutaLaScuola, di cui hanno beneficiato gratuitamente in sole tre settimane più di 35 mila docenti.

C’è stato il tempo nei mesi scorsi per mettere in condizione tutti gli insegnanti di fare, in caso di necessità, lezioni a distanza avvalendosi delle metodologie e delle tecniche più adeguate. Non ci sembra che sia accaduto, a parte azioni estemporanee che hanno riguardato una parte troppo limitata del corpo insegnante.

Si cercherà di recuperare il tempo perso o si aspetterà che il quadro epidemiologico peggiori ulteriormente?