Ma cosa sono queste competenze?

A scendere in campo, ancora una volta, è Giorgio Israel, matematico dell’università di Roma, che scrive nel suo blog di trovare “platealmente sconcertante”, l’affermazione del direttore Palumbo che i docenti vadano “ri-formati perché ‘nella loro generalità hanno una formazione di matrice universitaria che non è mai stata impostata sull’insegnamento per competenze’, ovvero sull’insegnamento che mira alla soluzione di problemi sulla base delle conoscenze acquisite nella ‘normale’ attività didattica”.

Chiede polemicamente Israel: “Davvero all’università è sconosciuta la formazione a risolvere problemi mediante le conoscenze acquisite, al punto che non soltanto i docenti della scuola vanno rieducati, ma anche le università debbono adeguarsi?”

A suo avviso la situazione è completamente diversa: non ha senso studiare una materia scientifica senza acquisire la capacità di risolvere problemi. “Per cui questo discorso della ‘didattica per competenze’ è semplicemente la scoperta dell’ombrello”.

Segue una serie di accuse al “gergo didattichese” e l’invito ai docenti a non seguire le ‘linee guida’ per la compilazione del modello nazionale preannunciate da Ministero. Ciascuno faccia a modo suo, e sbrighi la “pratica burocratica insensata” sulla base del buon senso.

Insomma per Israel se la distinzione tra conoscenze e competenze non ha fondamento, i voti bastano e avanzano come indicatori dei livelli di apprendimento. E competono ai docenti: il resto è “dirigismo burocratico”.

C’è da attendersi un dibattito vivace, ma forse anche utile per fare chiarezza su una materia così difficile e controversa.