Legge sicurezza personale: panpenalismo o necessaria deterrenza?

Lo scorso 28 febbraio il Parlamento ha approvato in via definitiva la legge che inasprisce le pene per chi aggredisce il personale scolastico, dagli attuali cinque anni per aggressione a sette anni e mezzo, e da tre a quattro anni e mezzo per oltraggio. A favore del disegno di legge, promosso dal senatore Rossano Sasso della Lega, già sottosegretario al Ministero, hanno votato 88 senatori, mentre 65 si sono astenuti, e nessuno ha votato contro, compresi alcuni che non lo hanno fatto solo per evitare di passare per amici dei violenti agli occhi del personale della scuola, ma che poi non hanno taciuto le loro forti critiche.

È il caso, per esempio, del capogruppo dell’Alleanza Verdi e Sinistra, Peppe De Cristofaro, presidente del gruppo Misto di Palazzo Madama, che, pur astenendosi, ha dichiarato che “La questione delle aggressioni verso i docenti e il personale scolastico è molto seria e andava affrontata in modo più approfondito, certamente non con il solito approccio ideologico, securitario e panpenalista”: lo stesso che ha ispirato l’analoga legge del 2020 a protezione del personale ospedaliero, che non ha funzionato perché il numero delle aggressioni è rimasto lo stesso malgrado l’aumento delle pene, ha spiegato il senatore.

Un indizio della complessità del problema è costituito peraltro dal fatto che questa legge nel 2020 fu varata dal governo Conte 2 col sostegno di Sinistra Italiana, confluita nell’attuale legislatura nella Alleanza Verdi e Sinistra.

È chiaro che la legge approvata la scorsa settimana è stata dettata dall’urgenza e dall’emergenza. Ma qual è l’alternativa al panpenalismo? Secondo De Cristofaro “il governo avrebbe dovuto porre attenzione alla comunità educante, al ruolo sociale dell’insegnante, del docente, all’educazione dei ragazzi e delle ragazze alla gestione delle emozioni”. Anche secondo Barbara Floridia (5 Stelle, ex insegnante, poi sottosegretaria all’istruzione nel governo Draghi insieme al leghista Sasso) “la repressione da sola non basta. Bisogna dare ai docenti dignità e sicurezza non attraverso “chiacchiere e distintivo” ma attraverso risorse, strumenti, ambienti sicuri, e con l’aiuto di professionisti come psicologi e pedagogisti”. Invece la legge approvata non stanzia fondi, polemizza Floridia, a differenza di quanto aveva fatto il governo Conte 2 che aveva “stanziato 10 mld per la scuola (mentre) la Meloni ne butta 12 per un ponte”. Ma non risulta che quei miliardi siano serviti a fare le cose che ora il governo Meloni non fa.

Il fatto è che nessuno degli ultimi governi ha potuto/saputo affrontare un problema che evidentemente ha le sue radici non dentro, ma fuori delle scuole, nella crisi generale del principio di autorità: quella dei genitori verso i figli, quella degli insegnanti verso gli alunni e, in tempi di social, quella degli esperti e dei competenti verso gli inesperti e incompetenti, però iperconnessi. Un problema grave, no- partisan, che i partiti e il Parlamento farebbero bene ad affrontare con uno spirito costruttivo.

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