Legge di stabilità/5. Se 18 ore vi sembran poche…

Le prime reazioni dei sindacati sono state di incredulità mista a scetticismo. Massimo Di Menna, segretario della Uil scuola, ha parlato di “impazzimento” da parte di chi pretenderebbe di “cancellare il contratto di lavoro che regola orario di lavoro e retribuzioni, aumentare gli obblighi di servizio e ridurre la retribuzione” e nello stesso tempo “avere su tutto questo il voto favorevole delle forze parlamentari”. Le quali – Pd in testa con Rosy Bindi, Franceschini, Bastico e Ghizzoni – hanno già fatto sapere che a quelle norme si opporranno.

La Flc-Cgil minaccia di passare dallo sciopero del settore (come quello che ha promosso da sola lo scorso 12 ottobre, con un’adesione di quasi il 10%, più alta che in altre occasioni) allo sciopero generale. Cisl scuola, Snals e Gilda degli insegnanti, che insieme alla Uil scuola hanno già preannunciato uno sciopero sulle progressioni stipendiali, potrebbero aggiungere l’incandescente materia delle 24 ore alle motivazioni della protesta, e a questo punto trovare un terreno di convergenza con la Flc-Cgil.

Per capire il clima basti la durissima dichiarazione del segretario generale della Cisl Scuola Francesco Scrima: “Il ministro chiede un confronto sulla scuola del futuro? Lo chiediamo da tempo anche noi, ma per un confronto serio servono interlocutori credibili e affidabili, e il ministro in questo momento non lo è”. E motiva così: “troppa latitanza su questioni che vedono impegni non mantenuti e attese tradite. Troppa superficialità nel proporre provvedimenti che spacciano per riorganizzazione e flessibilità un altro poderoso taglio alle risorse della scuola. Anche l’accento al prossimo contratto suona provocatorio, quando si interviene così sfacciatamente sul contratto vigente, stravolgendolo su materie come l’orario di lavoro”.

E che quella dell’aumento unilaterale dell’orario settimanale di servizio dei docenti di scuola secondaria da 18 a 24 ore sia materia incandescente lo dimostra la furibonda reazione degli interessati: nel giro di poche ore le notizie fornite dal portale di Tuttoscuola sono state commentate, tramite la piattaforma Disqus, da moltissimi lettori con toni fortemente polemici verso il governo e il ministro Profumo ma – da notare – anche in generale verso il ceto politico e sindacale. (A questo riguardo ricordiamo che lo spazio è messo a disposizione nel rispetto degli altri, e che quindi l’uso di termini volgari e offensivi costringe la redazione a eliminare tutto il commento: si può esprimere un fortissimo dissenso anche senza trascendere in parolacce e volgarità).

Segno dell’esasperazione di una categoria che si sente complessivamente maltrattata, svalutata, offesa nella sua dignità professionale perché le 18 ore sono già di per sé pesantissime, come scrivono in molti, sostenendo che esse esporrebbero gli insegnanti ad elevati rischi di burn out e di gravi malattie professionali. E perché l’offerta in contropartita dei 15 giorni di ferie aggiuntivi viene considerata “risibile”, visto che si finirebbe per fruirne a scuole chiuse. Ma questa è un’altra questione.