Legge di (in)stabilità/2. Sindacati versus Governo

Dopo le prime reazioni di sorpresa e di incredulità (Di Menna, segretario della Uil scuola, ha parlato a caldo di “impazzimento” di chi ha scritto la norma sulle 24 ore, peraltro effettivamente inserita nel ddl approvato dal Consiglio dei ministri) i sindacati hanno dovuto prendere atto del fatto che non si trattava né di un errore né di una improvvisazione perché la relazione tecnica di accompagnamento del disegno di legge elencava minuziosamente tutti i ‘risparmi’ derivanti dall’attuazione della norma.

Tutti i sindacati della scuola, compresa l’ANP, hanno manifestato radicale contrarietà, e promesso battaglia con motivazioni simili, a partire dalla insostenibilità psico-fisica di 24 ore tutte di insegnamento frontale. La protesta è generale, ma in realtà esiste una profonda divisione tra i sindacati.

La Flc-Cgil, dopo aver promosso da sola lo sciopero della scuola nella giornata del 12 ottobre, minaccia di passare allo sciopero generale.

Cisl Scuola, Uil Scuola, Snals e Gilda hanno proclamato lo sciopero della scuola, con manifestazione nazionale a Roma, per il prossimo 24 novembre. La motivazione iniziale della decisione delle quattro organizzazioni sindacali era costituita dalla mancata chiusura della trattativa sugli scatti di anzianità del personale della scuola relativi all’anno 2011, ma a questa pur importante partita politico-sindacale se ne sono presto aggiunte di ulteriori, quando sono trapelate le prime voci sul contenuto della legge di stabilità.

Andiamo con ordine: gli scatti di anzianità. Sulla questione, le predette quattro sigle sindacali avevano conseguito un indubbio successo, ottenendo il ripristino, nel 2010, degli scatti di anzianità che l’allora ministro dell’economia Tremonti aveva congelato per tutto il pubblico impiego. Solo la scuola fu esentata da quel blocco, grazie anche all’appoggio ottenuto dalle “centrali” sindacali. Decisivi furono, da un lato, la considerazione che la progressione per anzianità costituisce l’unica forma di carriera del personale della scuola, e, dall’altro, il fatto che tale progressione era finanziata dallo stesso contratto scuola con specifica destinazione di parte del monte salari.

Tremonti, quindi, alla fine pagò, ma non altrettanto ha fatto fino ad oggi il governo Monti, nonostante pubbliche assicurazioni da parte del ministro Profumo di una soluzione del problema anche per il 2011.

Il malumore delle organizzazioni sindacali (la CISL Scuola, usualmente poco incline agli eccessi verbali, ha definito Profumo “inaffidabile”) si è tramutato in aperta e forte ostilità con la pubblicazione delle disposizioni del disegno di legge di stabilità riguardanti la scuola. Tra tutte, la più pesante è l’aumento dell’orario di lavoro del personale docente a 24 ore settimanali per tutti gli ordini e gradi, con particolare incidenza sul settore secondario. In sostanza, il provvedimento mira a coprire con personale di ruolo gli “spezzoni” di cattedra di 6 ore e le temporanee supplenze. Viale Trastevere valuta in circa 720 milioni all’anno i risparmi conseguibili, da destinare essenzialmente al funzionamento delle scuole.