Le risorse del bonus estese ai supplenti

Si sa che il sindacato non ha mai visto di buon occhio qualsiasi iniziativa legislativa finalizzata alla valutazione del merito dei docenti, preoccupato soprattutto che gli interventi meritocratici possano produrre divisioni e contrasti all’interno della categoria. Quieta non movere et mota quietare!

Fin dalle proposte di vent’anni fa, quando l’allora ministro Luigi Berlinguer era riuscito a stanziare cospicue risorse per premiare gli insegnanti meritevoli, il sindacato, dopo aver subito senza entusiasmo quella proposta, aveva cavalcato la protesta di una parte della categoria ostile a introdurre criteri premiali diversificati.

Per anni, dopo quel fallimento che aveva contribuito anche all’avvicendamento di Berlinguer al ministero dell’istruzione, non vi erano state proposte significative di natura meritocratica, mentre il sindacato, ovviamente non aveva interesse a portare la materia in ambito contrattuale.

Poi è arrivata la Buona Scuola a riaprire la questione, disponendo un finanziamento annuo di 200 milioni da assegnare direttamente alle istituzioni scolastiche per gestire in autonomia la premialità per gli insegnanti.

Il sindacato ha fatto buon viso, ma in sede contrattuale è riuscito ad ottenere, in qualche modo, un potere di controllo sull’assegnazione dei premi.

È delle settimane scorse la voce che ufficiosamente lasciava intendere che quei 200 milioni annui (600 milioni per il triennio contrattuale) potevano essere destinati a rimpinguare le risorse destinate al rinnovo del contratto.

Invece, a sorpresa, l’ultima disposizione (art. 7, comma 7) della bozza del decreto legge salva-precari prevede che “All’articolo 1, comma 128, della legge 13 luglio 2015, n. 107, dopo le parole «di ruolo» sono inserite le seguenti: «nonché con contratti a tempo determinato annuale o sino al termine delle attività didattiche».

Poiché il bonus premiale a tutt’oggi è previsto soltanto per i docenti di ruolo, d’ora in poi, a decreto approvato, ne potranno fruire anche i docenti con contratto a tempo determinato annuale o fino al 30 giugno.

L’ampliamento della platea dei destinatari, oltre a rendere più complessa la gestione del bonus, rende la premialità più labile, meno incidente, con il rischio (o la tentazione) di indulgere a distribuzione a pioggia del bonus, come da sempre propongono i Cobas.