La guerra del tutor/1. La destra e la sinistra

Come cambia il mondo. Sulla partita aperta dell’introduzione della figura (o funzione) del tutor all’interno della scuola italiana (primo ciclo) si sta assistendo ad una specie di rovesciamento dei tradizionali parametri di identificazione della “destra” (almeno quella di ispirazione liberal-democratica) e della “sinistra” (almeno quella di tradizione marxista-statalista).
Succede che l’attuale maggioranza e governo di centro-destra si trovino ad assumere in materia una linea in qualche modo centralista-giacobina, che si riassume nella affermazione del primato della legge di riforma generale (in questo caso il decreto legislativo sul primo ciclo) sull’autonomia delle singole istituzioni scolastiche e sulla contrattazione sindacale. Mentre l’opposizione di sinistra si trincera in difesa del decentramento e della competenza delle scuole a decidere non solo se attivare o meno la figura/funzione del tutor, ma anche se rifiutare in toto la riforma, riconfermando i piani di studio, i libri di testo e i POF pre-Moratti. In nome e a difesa della legge 59, del DPR 275/1999 (Regolamento dell’autonomia) e del nuovo art. 117 della Costituzione, che l’autonomia delle scuole sancisce.
Insomma, il confronto in atto, al di là della questione del tutor sì, tutor no, tutor come (oggetto della trattativa sindacale in corso), sembra mettere a confronto due concezioni diverse dell’innovazione, in cui quella più centralista-statalista, cavallo di battaglia della sinistra storica in nome dell’equità, è ora sostenuta dal centro-destra, mentre la visione policentrica, deistituzionalizzata, partecipativa dei processi innovativi, è sostenuta dalla sinistra.