‘Indicazioni nazionali’: pesanti riserve di metodo del CIDI

I pareri richiesti dal ministro Moratti a circa 300 testimoni privilegiati sulle “Indicazioni nazionali sui piani di studio personalizzati”, relativi alla scuola dell’infanzia, alla scuola primaria e alla scuola secondaria di I grado, continuano ad essere pieni di proposte e di critiche.

Anche il Cidi ha espresso le proprie considerazioni sui documenti dei piani di studio della riforma. E lo ha fatto in modo circostanziato e approfondito, esprimendo pesanti considerazioni sul metodo adottato dal ministro, affermando, tra l’altro, che i nuovi piani di studio “non possono essere imposti agli insegnanti solo in “forza della legge” e tramite operazioni prevalentemente mediatiche e pubblicitarie“. Ma, non demordendo dalla speranza di un metodo diverso, il Cidi raccomanda “vivamente ai decisori politici l’avvio di un dibattito trasparente e pluralista sui nuovi contenuti culturali, accompagnato da un periodo di riflessione e di ricerca, in cui convogliare le energie migliori della scuola e della comunità scientifica del nostro Paese“.

Nel merito dei documenti ministeriali il Cidi esprime valutazioni positive sul portfolio (a patto che diventi uno strumento amministrativo); chiede una riflessione più attenta sul tempo scuola in generale e sul tempo pieno in particolare; ritiene fuori misura, rispetto alla delega della legge 53, le previsioni sulle nuove funzioni del team dei docenti nella scuola primaria; teme la gerarchizzazione delle discipline nella scuola secondaria di I grado.

Anche l’AND (Associazione nazionale docenti) ha espresso le proprie valutazioni, sottolinenando in particolare il ruolo dei docenti e dell’autonomia scolastica nei processi organizzativi della nuova scuola, esprimendo preoccupazione per il peso centralistico delle “Indicazioni nazionali” del Miur.

Ritiene inoltre che il dettaglio degli obiettivi specifici di apprendimento (ne hanno contati ben 648 nelle Indicazioni della scuola primaria) non spetti al livello nazionale.