Il DPEF apre al ‘merit pay’?

Un accenno abbastanza criptico, ma non tanto da sfuggire agli addetti ai lavori, del Documento di Programmazione Economica e Finanziaria 2008-2010 potrebbe aprire la strada a forme di compenso degli insegnanti legate al miglioramento dei risultati degli allievi. Cioè a quella formula del “merit pay” che è stata sperimentata più volte, soprattutto nei Paesi di cultura anglosassone, con alterna fortuna, anche se per la verità con risultati finora più negativi che positivi, anche a causa dell’ostilità dei sindacati e della complessità dei criteri valutativi.
Il DPEF insiste molto sull’importanza della valutazione di sistema, e sul ruolo affidato all’INVALSI nella verifica dell’impatto delle politiche innovative sul funzionamento delle singole scuole. Valutazione, autovalutazione e ricerca educativa renderanno possibile “individuare le determinanti del ritardo e offrire alle singole scuole – specie quelle in difficoltà – un rapporto continuativo che favorisca il miglioramento dei livelli di apprendimento“. Su questa base, prosegue il documento, “sarà anche possibile introdurre in sede contrattuale sistemi di incentivazione del personale che favoriscano particolarmente le scuole capaci di conseguire, per date condizioni iniziali di contesto, progressi significativi in termini di competenze degli studenti“.
E’ ragionevole ritenere che almeno una parte degli incentivi riconosciuti alle scuole andrebbe ad aumentare la retribuzione degli insegnanti. Di tutti? Solo di quelli che hanno ottenuto i migliori risultati? Con quale ruolo del dirigente scolastico? E soprattutto: con quale risposta da parte dei sindacati, che finora hanno di fatto contrastato o insabbiato tutte le proposte che andavano in direzione del “merit pay“?
Ma il DPEF prospetta anche un’altra idea finora sempre bocciata dai sindacati: quella di modificare la disciplina della mobilità degli insegnanti al fine di “assicurare un più efficiente incontro fra caratteristiche e aspirazioni degli insegnanti e esigenze delle scuole come risultano dalla diagnosi valutativa“. Un po’ come succede nei Paesi, come il Regno Unito, dove sono le scuole a scegliere gli insegnanti, e non viceversa.
Valutazione, merit pay, scuole davvero autonome. Un libro dei sogni?