Il Dostoevskij immaginario del premier Conte

Populismo e dintorni/2

Come si nota nel passaggio dell’intervento svolto dal Presidente del Consiglio Giuseppe Conte al Senato, riportato per intero nella precedente notizia, compare a un certo punto un inciso, inserito nel contesto della argomentazione a sostegno di una lettura positiva del populismo, che fa riferimento allo scrittore russo Dostoevskij: “– e qui traggo ispirazione dalle riflessioni di Dostoevskij, nelle pagine di «Puškin»–”.

Non si capisce per quale ragione il presidente del Consiglio (o verosimilmente un suo ghostwriter) si sia voluto avventurare su un terreno come quello del pensiero di Dostoevskij. Qualche commentatore ha notato che nella conferenza stampa di Emmanuel Macron e Vladimir Putin svoltasi alcuni giorni fa a San Pietroburgo, il presidente francese aveva citato proprio il discorso tenuto da Dostoevskij in occasione dell’inaugurazione del monumento a Puškin. Ma in quel discorso, pronunciato a sostegno della riconciliazione tra i popoli, non vi era alcun riferimento al populismo. Ecco la frase dello scrittore russo: “Sì, la missione del popolo russo è paneuropea e universale. (…) A un vero russo il destino dell’Europa sta tanto a cuore quanto la Russia stessa, perché il nostro destino è l’universalità, acquistata non con la spada ma con la forza della fratellanza fra tutti gli uomini”.

Nel caso di Macron, che parlava a San Pietroburgo, si è trattato evidentemente di un omaggio al suo interlocutore Putin, ma riferito ai rapporti tra la Russia e l’Europa, della cui unità e identità il presidente francese è un convinto sostenitore. Nel caso di Conte (o del suo ghostwriter) il riferimento a Dostoevskij è stata una citazione fatta a sproposito, dato che – come mostra la frase citata, integrata da quest’altra: “l’animo russo, profondamente umano, saprà abbracciare con amore fraterno tutti i nostri fratelli, e alle fine, forse, dirà la definitiva parola della grande armonia universale, dell’accordo definitivo fraterno di tutte le razze, secondo la legge evangelica di Cristo!” – non di populismo inteso come difesa della “gente” contro il “sistema” (termini usati da Conte) parla Dostoevskij nel suo discorso (che è del 1880, l’anno prima della sua morte) ma caso mai del suo contrario: la fratellanza universale non contro, ma nel rispetto del “sistema”.

Forse ha inciso nel discorso di Conte la voglia di fare un omaggio alla Russia di Putin, rivolto dall’Italia a guida pentaleghista, attraverso la citazione di un suo grande scrittore.