
I sindacati e la politica: la Flc Cgil fa appello alle ‘nuove forze politiche’

I sindacati e la politica/1
I sindacati, compresi quelli della scuola, si sono tenuti a distanza dalla dialettica politica nel corso della recente campagna elettorale, un po’ perché impegnati nelle trattative che hanno condotto all’ipotesi di contratto sottoscritta lo scorso 9 febbraio e un po’ – forse – perché sembrano aver definitivamente rinunciato alla ricerca di una qualche forma di collateralismo in un quadro politico in rapida e profonda transizione. Un quadro nel quale – come hanno mostrato le analisi dei flussi elettorali – gli iscritti ai vari sindacati hanno distribuito il loro voto su tutto l’arco dei soggetti politici in competizione, seguendo la tendenza alla polarizzazione su quelli apparsi più ‘nuovi’, il Movimento 5 Stelle di Luigi di Maio e la Lega (non più ‘Nord’) di Matteo Salvini.
Probabilmente è proprio a questi interlocutori che si riferisce la Flc Cgil quando parla, sul suo sito, della “sfida” che il sindacato lancia “alle nuove forze politiche” in materia di scuola e di politica del personale, temi sui quali ha organizzato a Roma il 21 e 22 marzo scorsi una assemblea nazionale, che sarà seguita da un’altra iniziativa nazionale, dedicata specificamente ai DGSA, che si terrà sempre a Roma il 9 aprile.
Intervenendo all’assemblea della Flc Cgil, intitolata ‘La scuola che verrà’ la segretaria generale della Cgil, Susanna Camusso, aveva indicato alcune priorità, accanto alla imprescindibile necessità di coinvolgere il personale docente e ATA nei processi innovativi (un non velato rimprovero al governo Renzi-Giannini): generalizzazione della scuola dell’infanzia, obbligo (‘scolastico’, ha specificato) e gratuità della scuola fino a 18 anni, alternanza scuola-lavoro, che “non può essere lavoro non retribuito, anzi, ancora meglio– ha precisato – non può essere lavoro”.
Su queste tematiche la Cgil intende aprire “una discussione più generale” nel Paese. Ma “dobbiamo farlo giocando d’anticipo– ha concluso la sindacalista – perché aspettare che siano gli altri a muoversi potrebbe essere, di questi tempi, pericoloso”. Gli “altri”, sembra di capire, sono “le nuove forze politiche”. La nuova controparte del sindacato?
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