Stabilizzazione dell’organico e diritti degli alunni
La stabilizzazione degli organici del personale docente, cioè la trasformazione di tutti i posti dell’organico di fatto in organico di diritto, costituisce il punto di massima divergenza tra la filosofia sindacale e quella ministeriale.
Il sindacato chiede, come è comprensibile, disposizioni amministrative e legislative per ottenere la massima tutela degli interessi del personale. Ci si stupirebbe del contrario.
La presa di posizione della Uil-scuola, di cui riferiamo in altra notizia, va proprio in questa direzione di stabilizzazione completa dell’organico di fatto in organico di diritto, indicando puntualmente i limiti della recente definizione dell’organico di diritto per il 2018-19.
Più posti stabili vogliono dire un maggior numero di posti per le immissioni in ruolo e per i trasferimenti degli insegnanti, nonché il contenimento o il superamento completo del precariato.
La filosofia del ministero (o, meglio, dei ministeri) è quella di contenere la spesa di questa operazione, mediando e cercando di contenere i costi dell’operazione.
Interessi del personale e interessi dell’erario: i due poli divergenti delle filosofie del sistema.
Ma la vera azione amministrativa e politica – la filosofia degli organici – dovrebbe essere un’altra: la piena tutela dei diritti dell’utenza.
La stabilizzazione degli organici vuol dire maggiore continuità didattica, superamento dell’odioso carosello degli insegnanti ad ogni inizio d’anno scolastico; vuol dire (o dovrebbe dire) personale docente selezionato e, forse, più qualificato.
Il centro, costante ed esplicito, dell’azione politica e amministrativa dell’istruzione dovrebbe essere sempre e prima di tutto, l’alunno e i suoi diritti, costituzionalmente protetti, che non dovrebbero mai essere posposti ad altri interessi, che siano di singole categorie o relativi a logiche di bilancio.
Purtroppo non è quasi mai così.
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