Scuola dell’Infanzia: come pensare al cambiamento di rotta per riconoscerne la reale importanza

di Francesca Salvo* Luca Mazzara**

Oggi, ancora troppo spesso, non viene riconosciuta la reale importanza della scuola dell’Infanzia. Di conseguenza, anche la professionalità dei suoi docenti è poco valorizzata. Comunemente si sente ancora parlare di “asilo”, parola che fa prevalentemente riferimento al mondo dell’assistenza, della cura e dell’accudimento, senza far però rilevare l’aspetto educativo e la sua importanza nel percorso di crescita armonica di ogni bambino.

In supporto ci possono venire la scienza, con i suoi molteplici studi che affermano quanto un’educazione di qualità nella prima infanzia favorisca risultati di apprendimento migliori, e anche le nuove direttive legislative entrate in vigore lo scorso anno (“Linee pedagogiche per il sistema integrato 0-6” adottate con decreto ministeriale 22/11/21 n.334, e con l’adozione degli “Orientamenti nazionali per i servizi educativi per l’infanzia”  secondo il decreto n.43 del 24/2/2022).

Ma per il cambiamento di rotta, volto a valorizzare l’importanza della scuola dell’infanzia e utile a creare l’auspicato sistema educativo integrato in prospettiva 0-6, non bastano però le leggi, gli studi scientifici o l’aumento dei fondi dedicati a tali strutture… Occorre una formazione congiunta di educatori e docenti che li aiuti ad utilizzare il più possibile un lessico comune, la creazione di un curricolo educativo, scolastico e formativo articolato ma unitario, il riconoscimento delle specifiche professionalità coinvolte e un coordinamento pedagogico territoriale (già presente per i segmenti 0-3).

“Sii il cambiamento che vorresti vedere nel mondo” diceva Mahatma Gandhi, e allora il cambiamento dovrebbe arrivare dall’interno del mondo della scuola e bisognerebbe che ognuno iniziasse proprio dalla propria scuola.

Ogni Istituto comprensivo quindi, potrebbe, o meglio, dovrebbe, nominare al suo interno un referente per il sistema 0-6 con il compito di seguire l’evoluzione normativa e partecipare alla  formazione congiunta. 

Altra buona prassi potrebbe essere nominare un docente della scuola dell’Infanzia nel proprio Staff con compiti di coordinamento tra i vari plessi, portavoce delle istanze delle colleghe, riferimento per la formazione e i vari progetti di finanziamenti. Primo e secondo collaboratore del DS sono scelti tra i docenti della scuola dell’obbligo ma l’autonomia scolastica dà l’opportunità di inserire nel proprio Staff di dirigenza altri docenti e se la scelta ricade su un docente della scuola dell’infanzia il messaggio che passa sarà che anche la scuola dell’infanzia è importante perché i bambini e le bambine saranno poi gli alunni e le alunne delle primarie e i ragazzi e le ragazze della secondaria.

Per facilitare poi il passaggio delle informazioni e delle comunicazioni del referente 0-6 e del coadiutore del DS all’intero gruppo delle docenti dell’infanzia potrebbe essere una buona pratica predisporre collegi di settore in cui ogni ordine di scuola, con le sue peculiarità e le sue problematiche, possa avere uno spazio di confronto dedicato (evitando così, come a volte ancora purtroppo accade, interi collegi docenti con ordini del giorno senza alcun argomento relativo al segmento 3-6).

Questi accorgimenti organizzativi potrebbero inoltre rafforzare il senso di appartenenza di ogni suo membro al proprio IC, migliorare l’identità precisa e fondamentale di un segmento importante come è quello dei servizi 3-6 soprattutto nell’auspicata prospettiva di creare servizi integrati 0-6 e infine, ma non meno importante, valorizzare la professionalità delle docenti della scuola dell’infanzia.

Ovviamente tutto questo è possibile solamente se il primo a conoscere, riconoscere e credere nell’importanza della scuola dell’infanzia è il/la proprio/a dirigente, unica figura che ha poi il potere di mettere in atto queste semplici buone pratiche.

*Referente per la scuola dell’infanzia nell’IC Finale Ligure
**Dirigente scolastico

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