Fioroni e AmiciDem: Renzi ok, ma si deve fare di più

Le linee guida della riforma della scuola presentate dal governo, al centro di una campagna di ascolto avviata nel Paese,  sono un buon punto di partenza, ma per uscire dall’emergenza educativa occorre fare di più.

E’ questa in sintesi la posizione espressa da AmiciDem, area popolare e riformatrice del Partito democratico, che in un incontro a Montecitorio aperto a giornalisti e a parlamentari ha illustrato le proprie riflessioni e indicazioni per arrivare a una “scuola buona”.

All’incontro sono intervenuti l’ex ministro dell’Istruzione Giuseppe Fioroni, il deputato Simone Valiante, portavoce di AmiciDem, il direttore del settimanale Tempi, Luigi Amicone, la responsabile Scuola del Pd, Francesca Puglisi e il deputato Luciano Agostini.

A tirare le somme dell’incontro è stato Fioroni, che ha premesso la propria soddisfazione per la “novità vera” del governo Renzi, avere messo la riforma della scuola al centro dell’iniziativa politica. Ma anche “l’ottimo impianto” del governo, ha aggiunto, “come tutte le cose buone, può essere migliorato“.

Secondo l’ex ministro vanno comunque eliminati i ventilati tagli al bilancio del Miur, che “dimezzerebbero i fondi per quei settori in cui giustamente la riforma vuole investire, dalle scuole aperte al rapporto scuola-lavoro o alla lotta alla dispersione”.

In secondo luogo, sottolinea Fioroni, “annullare il precariato con le 150 mila assunzioni è una scelta straordinaria”. Ma per farlo occorre rimuovere il blocco posto nella precedente finanziaria al tetto di assunzioni, prevedere una risposta ai circa 30 mila invisibili che per la Corte di giustizia europea, avendo superato i 3 anni, hanno diritto all’immissione in ruolo e ricordare che “il personale Ata è tremendamente carente nella scuola italiana“.

Infine – conclude Fioroni – il merito. Se si vuole mettere al centro la dignità della professione di insegnante si deve evitare che il combinato disposto del blocco dei rinnovi contrattuali e degli scatti di anzianità comporti che il miglioramento stipendiale per i docenti avvenga non prima della fine del 2018 e che riguardi solamente il 66% dei docenti che potranno ambire allo scatto di competenza. Per il rimanente 34% ci sarà il rischio di un peggioramento. Per questo mi auguro che l’ottima introduzione del merito non sia solo autofinanziata ma goda di risorse aggiuntive e possa contare su una valutazione oggettiva realizzata da un nucleo di valutazione esterno. Altro pilastro per il merito è poter contare su risorse coerenti per l’aggiornamento professionale e la riqualificazione, che sono indispensabili per quei professionisti che devono trasmettere ai nostri figli oltre alle competenze anche un metodo di studio“.